Assurdo, ma vero, a Minturno la passione per lo sport è andata in contrasto con gli interessi della chiesa.
Undici anni fa, e precisamente nel 2005, il parroco di allora, aveva dato disponibilità ai giovani e meno giovani di Marina di Minturno di un terreno agricolo seppure aveva precisato: “Purché venga utilizzato per qualcosa che sia utile ai ragazzi”. E un gruppo di persone riunite nella società sportiva “Marina club” hanno preso in gestione quell’area denominata “San Biagio”, dopo aver investito tempo e denaro hanno realizzato un campo di calcio, con tanto di spogliatoi e il necessario utile a praticare la disciplina sportiva. Negli anni che sono seguiti i giocatori si sono allenati e hanno ospitato le compagini avversarie nei vari campionati sempre assumendosi completamente l’onere di svolgere gli interventi di manutenzione.
Adesso, però, è tutto finito. L’attuale parroco ha deciso di togliere il campo alla società sportiva perché ritiene che debba “produrre”. Anche di fronte a questa richiesta il gruppo di appassionati di calcio ha cercato un modo per risolvere la questione e si è rivolto al sindaco di Minturno Paolo Graziano. Quest’ultimo, nel cercare di andare incontro alle esigenze sia della chiesa sia dei calciatori, ha evidenziato come la Regione Lazio abbia stanziano 36mila euro per la messa in sicurezza della struttura sportiva che la società di calcio avrebbe potuto utilizzare per pagare l’affitto annuale del campo. Ma anche questa soluzione non sarebbe piaciuta al religioso il quale avrebbe chiesto una somma maggiore. Troppo per un gruppo di sportivi uniti da un unico obiettivo: la passione per il calcio.
Insomma nessuna possibilità di accordo tra la chiesa e la società sportiva che tra le altre cose quest’anno, forte dell’esperienza e delle qualità dei giocatori che militano tra le proprie fila, ha scelto di acquistare il titolo di seconda categoria dal Maranola, cambiando denominazione in Marina-Maranola. E allora, allo stato attuale, l’unica soluzione per partecipare al campionato, sembra essere “chiedere ospitalità su altri campi”, non senza manifestare sdegno nei confronti del diniego e dell’autore del rifiuto a continuare ad utilizzare la struttura con un manifesto nel quale, tra le altre cose, si legge: “Vergogna…”.