Minturno, 5 giorni di carcere all’ex sindaco Sardelli per il ripascimento morbido… autorizzato dalla Regione

Il sindaco di Scauri-Minturno Giuseppe SARDELLI
Il sindaco di Scauri-Minturno Giuseppe SARDELLI

Gli è stata notificata la richiesta di condanna da parte della Procura di Cassino a 5 giorni di carcere e al pagamento in solido con le ditte incaricate, ed erano tre, di 11mila e 500 euro di ammenda.

L’ex sindaco di Minturno, Pino Sardelli, che solo qualche tempo fa aveva ricevuto la notizia dell’archiviazione della sua posizione giudiziale per fatti del 2008 relativi al ripascimento morbido delle spiagge a Levante di monte d’Argento, con sabbia prelevata dagli arenili di monte d’Oro, ha ricevuto notizia circa il fatto che la sua posizione è tutt’altro che archiviata. Anzi. Sardelli sarebbe “colpevole” di aver autorizzato quello spostamento di sabbia, ma previo permesso della Regione Lazio. Perché da oltre 15 anni il Comune di Minturno, con le varie amministrazioni che si sono succedute – compreso il commissario prefettizio – hanno chiesto e ottenuto il consenso dell’ente regionale a prelevare arena dagli stabilimenti che naturalmente ne hanno di più dotati per dirottarli a coloro che ne hanno meno a causa del fenomeno dell’erosione. Un escamotage utile agli operatori balneari della costa di levate, cioè nel tratto compreso tra monte d’Argento e la foce del Garigliano, a racimolare un lembo di spiaggia sufficiente ad allestire l’attrezzatura da spiaggia e accogliere i bagnanti, ma soprattutto a “salvare” i proventi della stagione balneare. Insomma si tratterebbe di una realtà consolidata nel tempo e sempre previa autorizzazione regionale.


Eppure nel 2008 qualcosa non è andato come al solito. Qualcuno deve avere avuto maggiore “disturbo” da questo intervento e deciso di denunciare. Una denuncia alla quale ha fatto seguito una prima presa di posizione della magistratura di procedere esclusivamente nei confronti delle tre ditte incaricate dello spostamento, mentre solo di recente è stato notificato all’ex sindaco il decreto penale di condanna a 5 giorni di carcere commutabile in una pena pecuniaria di 170 euro e all’ammenda di 11mila e 500 euro in solido con le imprese che hanno effettuato l’opera. E tutto nonostante vi sia alla base del provvedimento sindacale sempre e comunque un permesso chiesto e ottenuto dalla Regione Lazio.