
Il dirigente ai lavori pubblici del Comune di Formia Marilena Terreri, l’architetto del settore opere pubbliche del Comune di Formia Giuseppe Caramanica e il direttore del cantiere per i lavori di riqualificazione alla villa comunale di Formia Francesco Verazzo sono indagati per aver violato le norme del decreto legislativo all’articolo 169 del Codice dei beni culturali.
I fatti oggetto delle indagini dei carabinieri di Formia del capitano Giovanni De Nuzzo, in seguito alle quali il sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Cassino Beatrice Siravo ha aperto una indagine, si riferiscono agli ultimi giorni del mese di marzo scorso quando, in occasione della visita del governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti, i tre sarebbero stati i protagonisti della violazione.

In sostanza, alcuni dei numerosi reperti archeologici facenti parte del vasto patrimonio sul territorio del Comune di Formia, conservati presso il centro Coni Bruno Zauli, furono spostati senza alcuna autorizzazione verso la villa comunale Umberto I, in occasione della visita del governatore Zingaretti avvenuta il 31 marzo. E prima della deposizione nella villa comunale, i cui lavori non erano ancora terminati, i reperti, tipo blocchi, elementi architettonici e frammenti di piscine romane, furono lavati con mezzi impropri in uso alla ditta CoGeVer che aveva l’appalto per i lavori in villa.
Tutto all’oscuro della Soprintendente per i beni archeologici del Lazio Nicoletta Cassieri che, per questo motivo, scrisse al Comune di Formia e al sindaco Sandro Bartolomeo per avere spiegazioni.
Spiegazioni che si limitarono ad un comunicato stampa nel quale si ricordava di accordi già presi in precedenza precisando poi che la Soprintendente non rispondeva alle richieste di contatto perchè all’estero.

Da quel botta e risposta partirono le indagini che hanno portato alla notifica dell’avviso di garanzia per i tre. Non è da escludersi, tuttavia, che ci sia il coinvolgimento di altre persone qualora gli attuali indagati chiariscano da parte di chi arrivarono le indicazioni per effettuare il trasferimento dei beni archeologici senza le necessarie autorizzazioni.
Paradossale che proprio Zingaretti nel corso di quella visita mise giustamente l’accento sull’enorme potenziale ancora inespresso dell’immenso patrimonio archeologico della Regione Lazio, un bene comune al quale andava ridato lustro per potenziare l’intero sistema turistico e l’economia del mare del sudpontino.
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