
a Sabaudia
Corsa campestre bocciata dal Parco, l’assessore all’urbanistica del Comune di Sabaudia, Vincenzo Borrelli scrive al presidente Gaetano Benedetto. Si tratta della competizione “Corri a Villa Fogliano”, giunta alla XVIesima edizione ed organizzata dal comitato provinciale Opes di Latina e patrocinata da Regione, Provincia e Comune di Latina. Nei giorni scorsi, a seguito della richiesta presentata dall’Opes per lo svolgimento della gara, prevista per il 28 settembre sarebbe arrivato il diniego del Parco. Sulla questione è intervenuto l’assessore all’urbanistica del comune di Sabaudia, Vincenzo Borrelli per un motivo piuttosto semplice. Ore che lo scoglio Mab, ottenuto il riconoscimento, è stato superato, Borrelli si chiede in sostanza a cosa si potrebbe andare incontro dato che anche una semplice corsa campestre risulta “invasiva” per ciò che concerne il “turbamento” degli equilibri di flora e fauna. Cosa che non accade a Sabaudia dove invece è in programma un’altra corsa proprio all’interno del Parco, una gara tra l’altro stupenda e che attira centinaia di podisti da tutta la regione.
Di seguito riportiamo interamente la lettera dell’assessore Borrelli: “Il riconoscimento Unesco al nostro Territorio con la classificazione di area degna di essere inclusa nell’ambito man and biosphere è una sfida alla nostra capacità di progettare un futuro in sintonia perfetta con i valori intrinseci, ora universalmente riconosciuti, di queste terre di cui abbiamo la responsabilità di governo. Una sfida, perché alla Politica compete governare il divenire, la dinamica complessa attiva nel Territorio in cui l’evolversi delle dinamiche sociali, economiche, produttive si interseca con l’evoluzione del sistema globale, sempre più interconnesso e determinante. Governare la complessità, nel quadro oggi ancor più impegnativo di un territorio dai valori assoluti. E occorreranno strumenti più sofisticati, più ragionati, in qualche modo più gentili e capaci.

Vincenzo Borrelli
Occorrerà guidare in sintonia le linee di tensione implicite nel corpo sociale e nel contesto produttivo con le vocazioni altissime del Territorio trovando nuove congruenze, rotte più adesive e raffinate, capaci di implementare brand di prodotto, di appeal del Territorio con la magnificenza di questo contesto geografico. Ma potrebbe essere sbagliato far trasparire una interpretazione della qualificazione MAB con un atteggiamento di mera conservazione, di asfissia del lavoro, delle ambizioni, della progettualità degli uomini che hanno scelto questi luoghi per abitare, lavorare, darsi un futuro. Potrebbe essere sbagliato privilegiare il pensiero di una interpretazione meramente conservativa, di imbalsamazione, come se il riconoscimento MAB fosse il punto zero in cui fermare tutto, con una sorta di congelamento che perpetui nell’avvenire quel momento magnifico del riconoscimento. Il Territorio cammina in sintonia con la storia dell’uomo che vive nel suo grembo; bloccare questo processo significa innescare tensioni nel sistema i cui esiti potrebbero essere devastanti nel lungo periodo, in quanto il Territorio segna passo dopo passo la memoria della storia dell’uomo, e questi due elementi, Territorio e Uomo, camminano in simbiosi passo dopo passo.
Il Territorio come Creato è il grembo fertile all’interno del quale il Creatore ha posto l’uomo, ed interromperne il rapporto simbiotico, ostacolarne il contatto diretto, viscerale in nome di una presunta intangibilità, inavvicinabilità è quanto di più sbagliato ed antistorico si possa pensare, e peggio, porre in atto. Noi siamo i primi a dare atto alle istituzioni come l’Amministrazione del Parco del Circeo dell’impegno profuso in tanti anni nella tutela attiva di quella risorsa, ma ci è sembrata inopportuna l’iniziativa di non autorizzare la manifestazione che da ormai quindici anni si svolgeva all’interno dello stesso parco; la corsa campestre era diventata un appuntamento tradizionale per quanti appassionati di quello sport aderivano entusiasti di poter correre, a piedi, in una occasione di festa, per quei percorsi che per millenni sono stati tracciati dai nostri antenati.
Una occasione magnifica per riempirsi gli occhi dello splendore della macchia, dei suoi silenzi, dei suoi abitatori ancestrali, gli uccelli, gli altri animali, forse stupiti di quella carovana colorata che per una mattina avrebbe animato lo scorrere quieto della vita del bosco. Una occasione per dare modo di innamorarsi vieppiù di quella magia del bosco, per aumentare il rispetto, la conoscenza, l’impegno a conservare e tramandare. L’occasione per reimmergersi in profondità negli spazi incontaminati che hanno segnato il cominciare della vita dell’uomo da queste parti, da quando dalle grotte preistoriche del promontorio del Circeo facevamo incursione nel bosco alla ricerca di frutti, di radici, di animali da predare. Quale occasione migliore di una corsa in quegli spazi per far conoscere, fare innamorare…
Forse sono proprio queste le occasioni da propiziare perché cresca il rispetto per questo patrimonio magnifico ed unico. Potrebbe essere che un atteggiamento di totale chiusura, pur determinato da intenti nobili e condivisibili di tutela, determini una frattura proprio tra l’uomo e quel concetto di biosfera cui il protocollo Unesco intende legare gli uomini alle terre felici cui quel protocollo può essere applicato”.