
Crollate le accuse che, un mese fa, avevano portato in carcere Mhia Md Shahinoor Islam, 44 anni, bengalese, da una vita a Terracina. Alla luce delle indagini svolte dalla Digos di Latina, lo straniero era stato considerato dall’Antimafia di Roma parte di un sistema criminale che, consegnando documenti falsi alle ambasciate di India e Pakistan, avrebbe fatto giungere in Italia un esercito di clandestini.
Il Tribunale del Riesame di Roma, a cui ha fatto ricorso il legale del 44enne, l’avvocato Maria Cristina Sepe, ha invece ritenuto assenti anche i gravi indizi, annullato l’ordinanza di custodia cautelare e rimesso lo straniero, detto Shain, in libertà. Fino al momento dell’arresto, il bengalese ha lavorato nei centri gestiti dalla Uil, tra Terracina e Fondi, salvo poi essere allontanato dal sindacato proprio per la misura cautelare a lui inflitta. Shain ha inoltre lavorato come interprete sia presso il Tribunale di Terracina che per la Procura. La decisione del Riesame riabilita il 44enne. Insieme a lui erano state arrestate altre 7 persone.
Per gli altri il Riesame ha affievolito la misura cautelare, annullandola soltanto a Shain appunto e, la scorsa settimana, al fondano Roberto Petroncini. Secondo gli investigatori, venivano chiesti dati a imprenditori agricoli, pagati tra i 500 e i duemila euro, formati falsi documenti e fatti arrivare stranieri in Italia, a cui venivano fatti pagare dal presunto gruppo criminale tra i 6mila e gli 8mila euro. Accuse che ora scricchiolano.