
E’ attesa per il prossimo 31 luglio, dopo anni di aspre battaglie legali condite da un risarcimento in sede civile ancora mai liquidato, denunce e pure qualche giallo, la sentenza penale per la vicenda che vede vittima di presunti errori medici Caterina De Filippis, la donna di Fondi rimasta gravemente menomata in seguito a dei cicli di radioterapia.
Durante l’udienza tenutasi mercoledì davanti il Tribunale di Latina, i pm Giuseppe Miliano e Alessio Sterzi hanno chiesto la pena di un anno e quattro mesi per il primario del reparto di Radioterapia del ‘Goretti’, chiamato a rispondere di lesioni gravi.
Un processo che, come dall’inizio, è legato al filo (a volte sottile) dell’interpretazione di cartelle cliniche, perizie e leggi. Proprio su quest’ultimo versante, quello legislativo, è stato incentrata buona parte della discussione nell’ultima udienza: la difesa del camice bianco ha richiamato la legge Balduzzi del 2012, che ha introdotto l’esclusione della responsabilità penale del medico per colpa lieve; quella della donna fondana ha ribattuto puntando su un’ordinanza emessa nello stesso anno dal Tribunale di Milano, e comprendente l’accoglimento di alcune eccezioni relative alla legge in questione.
La De Filippis, difesa dall’avvocato Giulio Mastrobattista, assieme al marito e ai figli si è costituita parte civile. Proprio in sede civile, circa tre anni fa, venne riconosciuto in favore della donna un risarcimento da un milione d’euro. Soldi che però a tutt’oggi l’Asl pontina si è ben guardata dal pagare, portando la parte lesa e rivolgersi a Procura e Corte dei Conti. Non una mera questione economica, comunque. Chi conosce la De Filippis, lo sa. Ed ancora una volta tende a ribadirlo anche il legale: “Non ne facciamo una questione di soldi, ma di principio”, ha affermato Mastrobattista. “Prova ne è il percorso processuale, che da parte nostra ha visto privilegiare il versante penale anziché quello civile, con tutti i rischi del caso”.
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