Anche la posizione della consigliera comunale di Sezze, Luciana Lombardi, indagata a piede libero nell’inchiesta antidroga “Arco”, appare destinata ad essere ridimensionata. Sembra infatti questa una delle principali conseguenze dell’ordinanza con cui il Tribunale del Riesame di Roma ha scarcerato 14 arrestati che avevano fatto ricorso contro la misura della custodia cautelare in carcere, disponendo al massimo i domiciliari. Per il figlio della consigliera, Alessandro Gavillucci, difeso dagli avvocati Silvia Siciliano e Monica Roccato, a cui gli inquirenti assegnano un ruolo di primissimo piano nella gestione del business della cocaina, i giudici romani hanno dato soltanto l’obbligo di firma in caserma. Una misura che sembra ridimensionare la posizione del giovane autotrasportatore e di conseguenza della madre, accusata di collaborare con lui nel mercato della droga e per la quale già il gip Nicola Iansiti aveva negato l’arresto, chiesto invece, seppure ai domiciliari, dal sostituto procuratore Gregorio Capasso.
Una vicenda che aveva portato subito la consigliera a chiarire la sua posizione con una nota: “Preliminarmente si vuole affermare la totale fiducia che la scrivente ripone nell’operato degli organi investigativi e della magistratura rispetto all’accertamento della verità. Ciò posto la sottoscritta intende esprimere la propria assoluta estraneità ai fatti contestati, nella piena consapevolezza che lo sviluppo dell’attività investigativa chiarirà in via definitiva le effettive responsabilità relative alla vicenda che la vede, sua malgrado, coinvolta. Ciò – aveva proseguito – in primo luogo per il doveroso rispetto che la scrivente sente di dover tributare al proprio elettorato e a tutta la comunità del paese di Sezze, che ha sempre manifestato nei suoi confronti fiducia e sostegno, in conseguenza dei servizi che la sottoscritta ha reso, nel corso dei due mandati consecutivi quale consigliere comunale, in favore della cittadinanza, con dedizione, onestà e costante impegno sociale. Per tali ragioni, nella piena consapevolezza della legittimità e integrità che hanno sempre caratterizzato il proprio operato, sia sul piano pubblico che su quello personale, la sottoscritta, dopo lunga e travagliata riflessione e nonostante le forti pressioni mediatiche ricevute, ha maturato il convincimento di continuare a svolgere l’incarico di consigliere comunale, per il senso di dovere nei confronti del proprio elettorato e di quanti quotidianamente le manifestano attestazioni di stima e di fiducia. Con ciò non si intende assolutamente svalutare la gravità dei fatti oggetto d’indagine, ma esprimere il profondo cordoglio per una vicenda che ha toccato la scrivente nella sfera più privata dei sentimenti e degli affetti familiari, essendo una madre prima ancora che personaggio pubblico, ma non per questo volendosi sottrarre alle decisioni che verranno assunte dalla magistratura nei confronti del proprio figlio Alessandro Gavillucci, attualmente detenuto in carcere, ove ne vengano accertate le effettive responsabilità”.
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