Fondi, area contesa in viale Piemonte tra Mof e Caribe Holding: informativa in Procura

proPaletti piantati, tolti, rimessi e poi ancora divelti. Per giorni. Carabinieri che vanno e vengono, chiamati a turno dai principali contendenti, ognuno sostenendo da par suo di aver subìto un abuso. Ed un cantiere che, tra tentati ‘colpi di mano’ da una parte e dall’altra, per più di qualche giorno appare, scompare, si ferma di continuo. Senza per questo veder terminare, una volta ‘stabilizzatosi’, i colpi di scena: dalla sera alla mattina cambiano i cartelli, e con essi la titolarità. Se un giorno il cantiere è del Mof, quello dopo risulta quasi per magia di un’altra società, la Caribe Holding.

Di mezzo, vecchi contratti, un contenzioso, competenze che passano di mano o si accavallano, momenti di nervosismo e gazzarre. A cui va ad aggiungersi, sullo sfondo, una richiesta di risarcimento milionaria.


La querelle, che proprio nella settimana corrente ha portato ad un’informativa in Procura, è deflagrata attorno ad un fazzoletto di terra di pertinenza del Mof di Fondi, dove sorge l’ormai ex Q8 di viale Piemonte. Il prologo, si ha nel lontano 1985: al culmine di una vicenda finita ad inizio anni Ottanta in Tribunale, il lotto, gestito dietro delega regionale dal Mof, il 28 marzo di quell’anno viene dato in concessione – rinnovabile e rinnovata tacitamente ogni sette anni – dall’allora commissario regionale del Mercato Antonio Ianniello ad un privato, G.R., noto imprenditore fondano che opera prevalentemente nel settore dei carburanti.

IMG-20140702-WA0022Con un balzo temporale di quasi un trentennio – ed il distributore di carburante nel frattempo nato sul lotto chiuso da gennaio 2013 – si arriva alle ultime due settimane.

Se finora il terreno, di poco più di mille metri quadrati, pareva caduto nel dimenticatoio, d’un tratto è tornato prepotentemente a calamitare l’attenzione. Facendo scendere affannosamente in campo a contendersi metri quadri ed erogatori, oltre al succitato imprenditore, anche l’amministratore delegato della Mof spa Enzo Addessi. Tra le parti, che hanno dato il ‘la’ ad una sequela di fatti per certi tratti surreale, ci sarebbe in atto un contenzioso.

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*Cantiere ‘instabile’*

COLPI DI TEATRO – E’ sabato 21 giugno quando, di buon mattino, degli operai incaricati da viale Piemonte entrano nell’area dell’impianto ed iniziano a recintarla: dal Mof hanno deliberato un provvedimento di sgombero, adducendo questioni legate a carenze igieniche e degrado.

Almeno in concreto, la bagarre tra i piani alti del Mercato e G.R. (che lo scorso novembre era giunto agli onori delle cronache per tutt’altro, un doppio rogo doloso alle proprie auto, avvenuto a Sperlonga) inizia da qui: a chi spetta decidere del futuro dell’area?

Nel dubbio, si arriva all’indomani. Qualcosa non quadra: paletti e quant’altro non ci sono più. Passano un paio di giorni, ed il Mof torna alla carica. Gli operai ricominciano a lavorare, misurano, ripiantano, ricollocano. Poi si fermano ancora: il concessionario dell’area si rende conto dell’‘invasione’. Non passa molto, ed arrivano i carabinieri.

IMG-20140702-WA0021Un’altra manciata di giorni e, sempre nella stessa settimana, nell’area del distributore si presenta proprio il concessionario. Accompagnato dai suoi operai. La recinzione, lasciata a metà, vogliono terminarla loro.

Momentaneamente impossibile: dal Mercato chiamano carabinieri e Municipale. Ad un certo punto, chissà se per sfinimento, ci si accorda per concludere il lavoro assieme.

Lieto fine? Forse. Nello medesimo pomeriggio, sulla recinzione ecco campeggiare in più punti cartelli con la scritta ‘Mof area di cantiere’. Durano giusto qualche ora: svaniscono.

IMG-20140703-WA0008Sperando di non aver perso qualche ‘puntata’ per strada, si arriva al 2 luglio, giorno in cui sull’area contesa compaiono cartelli ben diversi.

Sono quelli della Caribe Holding, società che vede come dirigente l’imprenditore concessionario: nei prossimi mesi si ha intenzione di attuare un completo restyling dell’impianto, per un appalto da oltre 400mila euro. Dal Mof, manco a dirlo, sembrano essere di tutt’altra idea. E, per l’ennesima volta, da quelle parti si palesano i carabinieri. Che non possono far altro che constatare l’ennesimo ‘tete-a-tete’ tra le parti.

Di chi, le ragioni? Chi gli ‘invasori’? Se i carteggi inerenti la querelle sono appena arrivati in Procura, ad oggi l’unico nome che si vede è quello della Caribe Holding. E c’è tanto di maxi-cartello d’ordinanza, con i numeri di riferimento delle necessarie autorizzazioni degli uffici preposti, ditte impegnate nell’opera e riferimenti inerenti inizio e fine lavori. Segno probabile che non spariranno da qui a breve.

IL TERZO INCOMODO – Spettatrice interessata dell’intera vicenda, a questo punto ancor più ingarbugliata, è un’altra società, la Velox Energy sas: formalmente, fino al 2016 vanta dei diritti su parte dell’area contesa. Cosa che, col tutto ‘ingabbiato’ dal cantiere della discordia, ed avendo proprio lì sede legale e operativa, tecnicamente non permetterebbe nemmeno di ricevere la posta. Tra i due litiganti, insomma, il terzo non gode. E non solo per questo.

La Velox Energy prese per intero in gestione l’area nel gennaio del 2010, firmando in concomitanza col subentro due contratti apparentemente regolari e registrati: uno per la gestione dell’area tecnica (il cosiddetto gabbiotto), l’altro per il resto dell’impianto, concesso in comodato d’uso.

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*Operai indaffarati*

Diretto interlocutore di turno, non l’originario concessionario in questi giorni al centro della piccola guerra col Mercato, bensì la Lion srl. E’ con questa società, di cui l’imprenditore fondano è comunque all’epoca direttore tecnico, che la società subentrante prende accordi, versando anche diverse migliaia d’euro. Accordi che prevedevano tra gli snodi centrali il totale rifacimento e adeguamento del distributore, oltre che la nascita di un autolavaggio. Peccato che i lavori che la Lion si era impegnata ad eseguire, che sarebbero dovuti terminare entro un anno, non siano mai nemmeno iniziati.

Nel giugno del 2012, con il restyling sempre fermo al palo, il certificato di prevenzione antincendio dell’impianto petrolifero scade, come pure si interrompe il contratto di fornitura e manutenzione con la Q8, adempimenti a cui in linea teorica avrebbe dovuto provvedere la Lion. Nel gennaio 2013, visti i pericoli derivanti dalla carenza di sicurezza, i mancati adeguamenti normativi riguardanti l’inquinamento ambientale e senza il servizio automatico di self service imposto dal Governo, la Velox Energy, che fino a prima era riuscita a barcamenarsi, è costretta a chiudere spontaneamente l’impianto, comunicandolo alle autorità competenti.

Da allora, da quel versante, tutto si è ferma. O quasi. Viste alcune spettanze arretrate, la Lion fa causa alla Velox Energy, ed i giudici di recente le avrebbero anche dato ragione, ma limitatamente alla sola questione del gabbiotto, che dovrà tornare da qui a breve nella disponibilità della stessa. Che però, causa inadempienze, è a sua volta finita nel mirino dalla Velox Energy, attività a conduzione familiare che ha dovuto di fatto chiudere i battenti: l’ingente richiesta di risarcimento danni di quest’ultima società, a cura degli avvocati Marco Popolla e Giovanni Quadrino, si aggira sul milione d’euro.