
Non andranno in Procura per essere ascoltati. Il presidente sospeso della provincia Armando Cusani ed il suocero Erasmo Chinappi, comproprietari dell’hotel ‘Grotta di Tiberio’ di Sperlonga, dopo il sequestro bis della struttura per l’ipotesi di lottizzazione abusiva ed il ‘niet’ del Riesame alla riapertura, nei giorni scorsi sono stati destinatari di un mandato di comparizione in Procura.
Mandato che però non avrà alcun seguito concreto: attesi per giovedì dal pubblico ministero titolare delle indagini, Giuseppe Miliano, Cusani e Chinappi non si presenteranno. Cosa pienamente nelle loro facoltà, e comunicata ufficialmente in via Ezio con un fax inviato martedìm mattina.
Una decisione figlia di una precisa strategia suggerita dagli avvocati Pierluigi Avallone e Luigi Antonio Panella. E che si spiega molto semplicemente: una volta davanti a Miliano, avvalendosi della facoltà di non rispondere, com’è nelle intenzioni, i comproprietari dell’hotel farebbero scena muta. Particolare che, per loro, rende appunto inutile la trasferta.
LA ‘PRIGIONE’ DEI SIGILLI – Intanto, nelle pieghe del sequestro spunta un caso curioso: delle case all’apparenza prigioniere. Si tratta di alcuni immobili la cui unica via d’accesso è il piazzale antistante l’albergo. Quando l’ex unico proprietario vendette, l’hotel venne acquistato da Cusani ed il suocero, la manciata di case da altri privati. I quali, finora, hanno sempre goduto della servitù di passaggio.

Nella mattinata dello scorso 28 giugno, però, è successo qualcosa. Uno dei proprietari delle abitazioni, Antonio S., residente nel Napoletano, non ha potuto accedervi come ha tranquillamente fatto negli ultimi 34 anni.
All’atto di entrare nel piazzale per recarsi nella propria casa delle vacanze, si è infatti trovato la strada sbarrata dal custode giudiziario, con quest’ultimo che, adducendo a motivazione l’avvenuto sequestro, ha vietato all’altro il passaggio. Respinto causa sigilli, insomma. Tanto che allo sconsolato campano non è rimasto altro che fare fagotto.

Non prima però di aver contattato il proprio avvocato, ritenendo di aver subìto un abuso: l’inatteso addio al weekend in riva al mare a quanto pare si poteva evitare. Anzi, a detta del legale non aveva proprio motivo d’esserci.
Tanto la Procura che il Nipaf, in sede di esecuzione del sequestro, avrebbero infatti evidenziato chiaramente come il provvedimento salvaguardasse comunque il diritto di servitù gravante sul piazzale dell’hotel.
Riguardo la querelle l’avvocato Francesco Di Ciollo, per conto del vacanziere ‘rimpallato’, ha appena inviato un’apposita nota allo stesso pm Miliano. Le cui disposizioni in merito dovrebbero arrivare a breve.
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