
Una storia iniziata oltre venticinque anni fa, quella che a Sperlonga vede protagonisti alcuni immobili nati abusivamente sul finire degli anni Ottanta nella rinomata località di Salette. Sei case proprio a ridosso della duna, letteralmente a due passi dal mare.
Una lottizzazione che l’amministrazione negli ultimi anni è intenzionata a tirar giù. Pur se con qualche affanno, considerando che le ruspe non si sono mai mosse.
E’ del luglio 2007, la notifica ai proprietari della abitazioni, di origini campane ma da anni residenti sulla Riviera d’Ulisse, di un’ordinanza di demolizione a firma del responsabile del settore Urbanistico. Da lì, carte bollate sfociate in un ricorso, da parte dei privati, giunto davanti i giudici amministrativi e volto all’annullamento dell’ingiunzione.

Il Comune, forse pensando di veder facilmente prevalere le proprie ragioni contro gli abusivi, non si è nemmeno costituito in giudizio. Ed invece, seppur per una sorta di ‘inconveniente tecnico’, nell’occasione a vincere sono stati proprio i privati.
In tutti i casi, è stata riscontrata una “sostanziale elusione ed omissione delle garanzie partecipative”: per i giudici, anche grazie ad alcuni passaggi dell’ingiunzione di demolizione ritenuti di difficile comprensione, nel caso specifico il Comune avrebbe violato le norme di pubblicità e contraddittorio.

“E’ una sentenza importante sulla garanzia partecipativa dei privati ai procedimenti amministrativi”, ha commentato con soddisfazione a margine della sentenza l’avvocato Francesco Di Ciollo, che ha assistito tutti i proprietari delle abitazioni vista mare.
Nella sentenza ha avuto un peso particolare il fatto che, all’epoca delle notifiche degli abbattimenti, per alcuni degli immobili in questione pendevano richieste di condono presentate nel 2004. Per il collegio giudicante, semplicemente, a quei tempi ai rispettivi proprietari non poteva essere notificato nulla. O almeno non poteva esserlo con quella tempistica: per adottare l’ordinanza nei confronti di ognuno, il Comune avrebbe dovuto attendere la definizione del procedimento di condono.
A niente è valsa la documentazione a suo tempo inviata dall’amministrazione nonostante la contumacia, comprendente appunto anche le istanze di condono edilizio rigettate proprio poco dopo le notifiche degli abbattimenti.
Al di là della fondatezza del ricorso, nell’occasione il pubblico ha perso solo una battaglia, non certo la guerra. Trattandosi di uno stop legato ad una questione procedurale, in un prossimo futuro il Comune potrebbe comunque riproporre nuove ingiunzioni di demolizione.