Hacker o no? Processo infinito per un 30enne di Fondi

*Operazione in tutta Italia*
*Operazione in tutta Italia*

Una vicenda che, all’epoca, fece scalpore in tutt’Italia: a livello nazionale, fu la prima volta che l’autorità giudiziaria contestava a dei presunti hacker il reato di “associazione a delinquere finalizzata all’intrusione e al danneggiamento di sistemi informatici”.

Venti, sparsi in tutta la penisola, i sospetti pirati del web che nel settembre del 2004 vennero indagati dalla procura di Catania per gli attacchi in serie a diversi siti, tra cui quello del Ministero delle Finanze, reso inagibile per tre giorni, ed Azzurra.org, in quegli anni la più grande chat italiana. Attacchi perpetrati previa organizzazione in rete, e che portarono a sequestri e perquisizioni.


Tra le persone finite nelle indagini, nel giugno del 2006, anche Daniele Esposito, di Fondi, conosciuto nella rete col nickname di ‘Ice_cube’: per gli investigatori, era parte integrante del gruppo di hacker; per il suo avvocato, Leonardo Feula, un semplice utente finito per un mero errore nella maxi-operazione.

*Il Tribunale di Terracina*
*Il Tribunale di Terracina*

A distanza di quasi dieci anni, il processo, peraltro diviso in venti diversi tronconi, uno per ogni imputato, è ancora in corso. Lunedì presso il Tribunale di Latina, sezione distaccata di Terracina, l’ennesimo ‘round’ relativo ai reati contestati ad Esposito, oggi 30enne, in un procedimento che finora ha visto alternarsi la bellezza di quattro magistrati.

Nel corso dell’ultima udienza dibattimentale, un piccolo colpo di scena: il giudice Alfonso Piccialli ha ritenuto che il reato non fosse ancora prescritto, come invece si pensava. In pratica, lo sarebbe stato (nel 2012) nel caso la violazione del sistema informatico contestata al giovane fondano fosse stata riconosciuta come non aggravata. Linea protrattasi finora, ma adesso ribaltata: il dottor Piccialli ha riqualificato il reato, facendo quindi scemare la prescrizione.

*L'avvocato Leonardo Feula*
*L’avvocato Leonardo Feula*

Comunque sia, un’importante lancia a favore del presunto hacker, seppur indirettamente, è stata spezzata una volta sentiti i testimoni del pubblico ministero: il querelante; uno degli agenti della polizia postale che eseguirono gli accertamenti tecnici la vicenda; il consulente tecnico del pubblico ministero, che nel 2006 redasse la perizia sul pc dell’imputato.

Ebbene, è proprio da questi stessi accertamenti che è emersa la mancanza di certezza scientifica in merito all’ipotesi che dal pc di Esposito fosse partito qualsivoglia attacco informatico. Una tesi su cui, incalzato dall’avvocato Feula, ha convenuto anche il pm di turno.

Pure perché non c’è nessun riscontro oggettivo riguardante una connessione tra i file ed i programmi ‘da hacker’ a suo tempo rinvenuti sul computer del 30enne, e gli indirizzi Ip da dove partì l’attacco, estranei all’imputato.

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*Dopo quasi dieci anni, pc ancora ‘sotto chiave’*

Che tra l’altro, all’epoca dei fatti collaborava con la nota chat locale fondani.it, in qualità di ‘esperto della sicurezza’: il sito fu oggetto di ripetuti attacchi dei pirati informatici, ed il giovane venne contattato per provare ad individuare le falle del sistema, in modo da tentare proteggerlo. Proprio per questa attività, si spiegherebbe il materiale rinvenuto sul computer del ragazzo, che in pratica si sarebbe messo unicamente a ‘studiare’ sistemi e modalità con cui i pirati informatici agivano.

La prossima udienza, durante cui verrà ascoltato anche il consulente tecnico della difesa, è stata fissata per il prossimo 2 marzo 2015. Nel frattempo, con l’ago della bilancia che a conti fatti sembra propendere per il giovane, un particolare che sa di beffa: dall’ormai lontano inizio della vicenda, il pc che gli venne sequestrato è ancora in mano agli inquirenti. Come del resto un hard disk esterno che all’epoca era ancora imballato, qualche centinaio tra cd e dvd, ed addirittura il computer di un amico, col quale in quel periodo conviveva.