Quasi 20 minuti di intervista con Antonio Calvano, detto “Totò”, che a Formia è stato consigliere comunale per circa quindici anni fino all’anno passato, e finito tra i venti indagati di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Latina, con l’ipotesi accusatoria di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, alla concussione, all’abuso d’ufficio e al falso. Indagine condotta dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano che, anche secondo quanto dichiarato dallo stesso Calvano, potrebbe far emergere un sistema consolidato di corruzione nelle procedure amministrative, e che vedrebbe a vario titolo coinvolti amministratori, dirigenti e dipendenti comunali e imprenditori privati, nell’agevolazione di pratiche edilizie.
Ma Totò torna sul caso del pastificio Paone, e “sulle volontà politiche di quella procedura, anche se secondo me l’iter non era legittimo”, sul caso Le Fosse, sulle spartizioni delle nomine assessorili, sui favoritismi clientelari di certi atti e concessioni edilizie, “più importanti di altre”. Ammette le sue colpe, ma non può precisare quali, anche se “a sbagliare si è sempre in due”.
Non vuole passare come il capro espiatorio sul quale gettare tutto il fango di una situazione nella quale l’illegalità, secondo Totò, era all’ordine del giorno, e della quale tutti indistintamente dal colore politico si sarebbero serviti per molto tempo.
LA VICENDA
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