Ex Lsu Ata di Fondi, Lenola e Minturno: “Ora gesti estremi”

*Il futuro è un'incognita*
*Il futuro è un’incognita*

Alla canna del gas, con difficoltà anche solo a mettere un piatto in tavola. E, proprio per questo, disperati e pronti a tutto. “Anche ad azioni eclatanti, se necessario. E’ una questione di dignità delle persone”, dicono i diretti interessati. Che, senza lavoro ormai da mesi, vedono i giorni scorrere come un macigno, senza che si riesca ad uscire dal tunnel in cui sono costretti: solo tra Fondi, Sperlonga, Lenola e Minturno sono più di venti, gli ex lavoratori socialmente utili assimilati nelle file Ata e licenziati lo scorso 31 gennaio, in seguito al mancato rinnovo del contratto.

Gente che dopo anni di lavoro – anche diciotto filati – si è d’improvviso ritrovata quasi in mezzo ad una strada, senza riuscire bene a capire il perché: “Del resto, le coperture finanziarie ci sono”. Eppure, delle riassunzioni neanche l’ombra. E chi di loro, una volta scaduto il contratto, è stato ripreso in servizio nelle scuole della zona, col sostegno della cassa integrazione, lo ha fatto a condizioni economiche penalizzanti rispetto al passato, pur svolgendo le stesse mansioni di sempre.


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*Riassunzione rebus*

Per quelli che continuano a lottare per riavere il posto, una beffa dopo l’altra: “La vecchia azienda che gestiva il servizio di pulizia nelle scuole, dopo mesi e a termini abbondantemente scaduti ancora non ci riconosce il Tfr. Anzi, stanno discutendo con i sindacati per erogarcelo in dieci rate”.

Non solo. Dopo il loro licenziamento, della pulizia dei plessi dove prestavano servizio è stato incaricato il personale Ata rimasto. Soluzione obbligata e portata avanti col placet della dirigenza scolastica, poi protagonista, a quanto pare, di un dietrofront: “Visto che il servizio non veniva effettuato a dovere, hanno addirittura assunto a chiamata altro personale Ata in graduatoria. Che magari poi pagheranno con i soldi che lo Stato aveva stanziato per noi”.

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*”Non rispettate le indicazioni del Ministero”*

E’ attorno ai soldi, quelli della copertura finanziaria per assicurare la continuità a tutti gli ex Lsu Ata assunti al 31 dicembre 2013, che ruota l’intera vicenda. “Sia le ditte affidatarie del servizio che i presidi continuano a non rispettare i decreti governativi, le indicazioni del Miur e dei Provveditorati, di fatto ‘infrangendo’ le leggi, i decreti promulgati o gli accordi firmati con i sindacati dai Ministeri preposti e al Governo”.

I principali soggetti sotto accusa da parte degli ex addetti alle pulizie, che di recente hanno anche inviato una nota al Qurinale, in Regione ed alla Procura di Roma, sono comunque i dirigenti scolastici: “Con una legge del 2001, nota a tutti gli operatori del settore, si dovevano accantonare per gli ex Lsu posti per il 30% delle risorse umane Ata nelle piante organiche”. E invece, spiegano, causa il mancato aggiornamento delle piante organiche come da legge, i posti da accantonare paiono spariti. “I responsabili sono esclusivamente i dirigenti, che non hanno saputo o voluto fare il proprio lavoro. Sorge il maledetto dubbio che siano incapaci, ignoranti in materia o addirittura in malafede”.

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*Pronti a tutto*

Dopo un nuovo appello al Prefetto di Latina, affinché intervenga, i neo-disoccupati tornano a parlare della loro difficile condizione, dicendosi allo stremo, sul punto di crollare psicologicamente. Intanto, finché riusciranno, continueranno con le iniziative pacifiche di sensibilizzazione. Ma come accennato in apertura sono disposti, nel caso, ad “azioni eclatanti con l’obiettivo di mettere tutte le istituzioni coinvolte di fronte a fatti compiuti”. Tra l’altro, paventando una richiesta di risarcimento per “danni materiali e morali ai presidi e a tutte le istituzioni coinvolte che ancora non hanno risolto il problema, che con il loro comportamento scellerato hanno letteralmente ‘buttato per strada’ decine di famiglie, anche a fronte di documenti ufficiali e coperture finanziarie esistenti”.