Il Mof di Fondi snodo delle agromafie, la testimonianza sull’alleanza tra Casalesi e Corleonesi

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*Il Mercato di Fondi crocevia degli interessi dei clan*

Un Mercato parte integrante della rete delle mafie insinuate nell’ortofrutta, tra gli snodi principali, quantomeno per posizione, della strategia monopolistica messa in atto da camorra e mafia per il controllo della vendita e del trasporto su gomma della merce.

Scenario già disegnato dalle ripetute inchieste di forze dell’ordine ed autorità giudiziaria, per il Mof di Fondi. E su cui domenica è tornato Repubblica con un servizio a firma della partenopea Conchita Sannino, che ha intervistato in esclusiva il pentito Gianluca Costa, siciliano di Gela condannato anche in secondo grado per associazione mafiosa.


Obiettivo, quello di approfondire il meccanismo che permetteva di gonfiare a dismisura il prezzo finale dei prodotti, assicurando costanti e sicuri introiti ai clan.

*Costantino Pagano*
*Costantino Pagano*

“Vivevo nel sistema dei casalesi che è legato al mercato di Fondi”, scrive Repubblica riassumendo le dichiarazioni di Costa. “Mi facevo i miei viaggi con l’ortofrutta. Su e giù per l’Italia, con la stessa merce. E mi sarò chiesto tremila volte: ma questa insalata che fa migliaia di chilometri dall’Abruzzo alla Sicilia alla Germania, quanto arriva a costare a tavola? La domanda la feci anche a lui, al capo: ma perché la stessa roba la carichiamo e la scarichiamo da una parte e dall’altra? Mi rispose: ‘Tu non vedere e non sentire. I siciliani devono mangiare, e pure la camorra deve mangiare’”.

Il “capo” è Costantino Pagano, a suo tempo vicinissimo al collaboratore di giustizia, patron della ditta di trasporti ‘La Paganese’ – che fino a qualche anno fa aveva anche una sede distaccata appena fuori il Mof – ritenuto legato a doppio filo ai Casalesi e condannato nel 2012 a 14 anni per associazione camorristica, illecita concorrenza, armi ed intestazione fittizia di beni.

*Gaetano Riina e Nicola Schiavone*
*Gaetano Riina e Nicola Schiavone*

Proprio Pagano, uno dei riconosciuti ras dell’agromafie, capace, con le buone o con le cattive, di imporre il proprio potere in buona parte del sud della penisola fino ad arrivare al Basso Lazio, a Fondi in particolare.

Lo stesso imprenditore campano, vicino agli Schiavone, fu tra i protagonisti del ‘patto’ tra Casalesi e mafia siciliana per la spartizione del settore ortofrutticolo, una collaborazione che coinvolgeva le famiglie dei Santapaola-Ercolano di Catania e degli Sfraga di Marsala.

Il servizio di Repubblica ha preceduto di ventiquattr’ore la sentenza del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, prevista per la giornata di lunedì, di uno dei processi-principe nati dall’inchiesta sull’alleanza criminale tra Casalesi e siciliani, che vede tra gli imputati che hanno scelto il rito ordinario Gaetano Riina, fratello minore dell’ex capo di Cosa nostra Totò, e Nicola Schiavone, figlio del famigerato boss ‘Sandokan’.

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