Sono ormai tutti liberi, il processo nei loro confronti deve decollare, ma gli imputati nel procedimento “Pay to drive”, quello sull’associazione per delinquere che sarebbe stata costituita all’ombra della Motorizzazione civile di Latina e che avrebbe rilasciato senza problemi patenti soprattutto agli stranieri, in cambio di mazzette, hanno insistito per un pronunciamento della Cassazione sugli arresti disposti per loro, nel settembre scorso, dal gip Nicola Iansiti e confermati dal Tribunale del Riesame di Roma.
Nello specifico, a tentare tale strada sono stati sei imputati, che hanno battuto su una serie di presunti difetti procedurali e chiesto di dichiarare tutto nullo, puntando a un risarcimento per ingiusta detenzione. Per loro è andata male. La Suprema Corte ha ritenuto il loro ricorso inammissibile, perché generico e manifestatamente infondato, e l’operato degli inquirenti corretto. Il castello accusatorio è così uscito dall’esame degli ermellini irrobustito e Antonella Cianfoni, Roberto Becchimanzi, funzionari della Motorizzazione civile, Massimo Camelio, Giuseppe Antigiovanni, Gerardo Tomao e Mario Livornese, titolari di autoscuole a Gaeta, Formia e Minturno, condannati a pagare le spese processuali e a versare mille euro a testa alla cassa delle ammende.
Diversa invece la situazione di Carmine Maietta, ex funzionario della Motorizzazione e padre del deputato Pasquale. Maietta ha fatto ricorso in Cassazione insistendo soltanto sull’assenza di rischi di reiterazione del reato, visto che è da due anni in pensione, e contestando così la misura cautelare che gli era stata applicata. Una tesi che ha convinto i giudici, che hanno annullato l’ordinanza impugnata e rinviato il caso al Riesame.
Per gli inquirenti, funzionari della Motorizzazione e titolari di autoscuole pontine si accordavano per falsare gli esami. In cambio di mazzette avrebbero fatto conseguire la patente anche a stranieri che non sapevano una parola di italiano e che erano incapaci di distinguere un segnale stradale dall’altro. Convinzioni maturate dagli investigatori dopo lunghe indagini, con tanto di intercettazioni video nella sala dove si svolgono gli esami.
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