Il ritrovamento di un quadrupede decapitato e in avanzato stato di decomposizione (in un primo momento non si era ancora capito se si trattasse di un esemplare equino o bovino), in una campagna tra Itri e Sperlonga ha alimentato le più disparate ipotesti sull’accaduto, riportando, allo stesso momento, l’attenzione sul fenomeno del pascolo incontrollato di equini e bovini in quella zona, Intignano, tanto rinomata quanto, attualmente, sotto accusa per i fenomeni, tanto ripetutamente denunciati, di devastazioni da parte di animali al pascolo incontrollato che distruggono coltivazioni e strutture.
Sul posto si è recata una pattuglia della Polizia Locale che ha provveduto a rilevare i dati attraverso i quali si cercherà – anche se l’impresa appare tanto difficile – di risalire alla proprietà della bestia. La carcassa presentava, infatti, la mancanza della testa e questo particolare ha fatto propendere gli inquirenti verso l’ipotesi che la decapitazione sia servita a impedire di risalire alla identificazione del capo che solitamente porta all’orecchio il rettangolino con il numero identificativo. La tracciabilità attivata dall’eventuale riconoscimento avrebbe ricondotto all’appartenenza padronale della bestia il costo del cui smaltimento sarebbe stato, in questo modo, bypassato, lasciando decomporre all’aperto il quadrupede deceduto per malattia o per qualche altra causa.
La fantasia metropolitana aveva già congetturato iniziali ipotesi sulla scorta di quanto era successo trenta anni fa poco distante da Intignano, sempre sulla Itri-Sperlonga. Dopo ripetuti inviti a non far pascolare sulla propria terra la mandrie di bovini, un proprietario, esasperato, ne abbattè una con il fucile e, non essendosi presentato alcuno a rivendicarne il costo, la sistemò nella sua ampia cella frigorifera, consumandola un po’ alla volta. Fatto sta che, da quel momento, le mucche non comparvero più sul quel fondo.
Anche ieri si era pensato la stessa cosa, ma gli inquirenti sono più propensi a ritenere che il fatto sia da collegare alla decisione di non pagare la quota di smaltimento dell’animale morto per via della non facile congiuntura che attanaglia anche i pastori.