Individuare i personaggi attraverso i quali la camorra casalese riciclava soldi sporchi nel mercato automobilistico del sud-pontino e, dopo gli arresti, avviare l’iter per la confisca al patrimonio dello stato dei numerosi beni, mobili ed immobili posti sotto sequestro ieri mattina. Sono le ‘mission’ della Polizia e della Guardia di Finanza all’indomani della brillante operazione anti camorra “Fuori Giri” che ha permesso, sotto il cordinamento della Direzione Distrettuale antimafia di Napoli, di arrestare sette persone ritenute collegate alla fazione Schiavone del clan dei Casalesi per la quale ripilivano capitali illeciti nel settore della commercializzazione di auto di lusso e di grossa cilindrata.
Chi li ha aiutati? E’ quanto vogliono appurare ora gli inquirenti del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma e gli agenti della Polizia di Stato della Squadra Mobile di Latina e del commissariato di Formia che proprio avevano eseguito due ordinanze di custodia cautelare nei confronti dei fratelli Salvatore e Antonio Ianuario, il primo già detenuto, e Salvatore Di Puorto, già colpito da ordinanza cautelare per vicende connesse a reati di riciclaggio posti in essere da esponenti del clan dei casalesi in Emilia Romagna e nella Repubblica di San Marino.
L’operazione ha accertato l’appropriazione indebita di autovetture di grossa cilindrata, che dall’Italia venivano esportate in Germania, dove prima erano immatricolate falsificando i numeri identificativi dei documenti di circolazione e rivendute nuovamente sul mercato italiano. Buona parte degli ingenti profitti economici venivano poi reinvestiti prioprio nel sud pontino avvalendosi della collaborazione anche di un concessionario di autovetture a Minturno. Gli inquirenti hanno fatto sapere di aver avviato nel frattempo l’iter per la confisca al patrimonio dello Stato delle diverse unità immobiliari, autoveicoli e di numerosissimi rapporti finanziari e quattro società che, nella disponibilità degli indagati, hanno un valore di un milione e mezzo di euro.
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