La frattura nel Pd locale non è mai stata così forte, ma l’abitudine di avere un partito azzoppato non sembra spaventare nessuno dei protagonisti della vicenda.Anzi, è diventata quasi una virtù per i democratici di Latina marciare divisi ad ogni elezione che si rispetti, ad ogni appuntamento relativo a scelte interne, ai ruoli da ricoprire nel partito o nelle aule consiliari.
Dopo anni di onorato servizio, il consigliere comunale Giorgio De Marchis è costretto a lasciare il ruolo di capogruppo in quota Cuperlo per fare spazio alla maggioranza renziana che, in una tumultuosa riunione del gruppo celebrata ieri sera , ha scelto il nuovo capogruppo: il giovane Alessandro Cozzolino. Una scelta unilaterale del gruppo di maggioranza che non aveva accettato il nome di Omar Sarubbo come fiugra di garanzia proposta dalla minoranza. Nessuna mediazione è stata accettata dal renziano Mansutti, che prenderà Cozzolino sotto la sua ala tutelare. Sperando non gli faccia mancare il respiro (si legga: autonomia).
Ma i renziani non si sono accontentati: infatti hanno proposto Nicoletta Zuliani per la carica di vicepresidente del consiglio comunale, ma la ratifica dovrà avvenire in aula attraverso il voto – a scrutinio segreto – di tutti gli eletti. Ci saranno soprese in quella sede ? Forse.
Ma intanto l’ala dei neorenziani – in gran parte i moscardelliani che ha abbracciato il sindaco di Firenze in tempi successivi al suo exploit – si gode la vittoria facendo piazza pulita degli avversari interni indicando un renziano di ferro ( Cozzolino) alla guida del gruppo consiliare. Un giovane tutelato da quelli che, in teoria, anche il segretario nazionale del Pd rottamerebbe. Ma a Latina succede di tutto.
Senza peli sulla lingua la lettura di De Marchis: “Mentre in questi mesi una parte del gruppo é stata impegnata in Consiglio Comunale, nelle Commissioni, alla guida della Trasparenza per adempiere al mandato elettorale conferito dagli elettori, un altro gruppo di consiglieri ha passato il tempo a progettare la sfiducia al capogruppo del proprio partito. Inizialmente favorendo l’ingresso di De Amicis, poi rafforzando la corrente con l’adesione di Fioravante ed infine trattando con la Zuliani la vicepresidenza del Consiglio in cambio della firma sulla mozione di sfiducia al capogruppo. Eccovi servita la nuova politica. In mezzo ci sono le dimissioni di Mansutti da vicepresidente del Consiglio, con la scusa dei ritardi della destra, e due documenti privi di rilievi programmatici e politici. Il gruppo dei maggioritari ha deciso di tirare avanti sulla strada della spaccatura, sulla fredda logica dei numeri senza politica“.
“Mi hanno fatto un pò pena Cozzolino e la Zuliani, costretti a rimangiarsi i timidi tentativi di apertura alla soluzione Sarubbo che appariva l’unica unificante. Il neocapogruppo si è visto bocciare la proposta di aggiornamento della seduta proprio da Mansutti, mentre la Consigliera dopo un intervento “confuso” che comunque lasciava aperta la strada per la soluzione Sarubbo, ha dovuto ripiegare sull’interpretazione “autentica” delle sue parole fatta da Mansutti che ci ha spiegato che la Zuliani voleva dire il contrario di quello che gli altri avevano capito. Davanti a questo quadro desolante e sconfortante abbiamo deciso di abbandonare la seduta, dopo l’ulteriore provocazione di Mansutti che rimproverava Sarubbo di essere “gradito” a destra e dopo la certificazione dello scambio di “favori” tra la Zuliani e Mansutti mediante la formalizzazione della candidatura a Vicepresidente della Consigliera per bocca dello stesso Mansutti“.
“Hanno vinto i numeri, ha perso la politica. Hanno vinto i numeri di un gruppo di consiglieri attento solo all’occupazione delle poltrone. Sono rimasto colpito dalla totale assenza di visione, il neocapogruppo non ha illustrato nessun punto programmatico. Vedremo quale opposizione metteranno in campo, non sarà semplice considerato che solo per richiedere la convocazione del Consiglio Comunale servono 7 consiglieri“.