
Forse la Casa dello studente di via Villafranca diventerà altro, ed il progetto ce l’ha in testa il primo cittadino Giovanni di Giorgi che come al solito, lavora ‘sotto traccia’. Altrimenti non si comprenderebbe il motivo del silenzio del suo tacere sull’intera vicenda.
O meglio, una linea Di Giorgi l’ha già espressa il 14 gennaio scorso: «adibire parte o tutto l’edificio a scopi sociali, mettendo cioè lo stabile a disposizione delle esigenze abitative dei cittadini sotto forma di casa-alloggio». Dunque, disinteressandosi del danno che arrecherebbe agli studenti e all’immagine di Latina la perdita della casa dello studente, Di Giorgi pensa di approfittarne pensando di potersi infilare nella diatriba tutta interna alla Regione pensando di poterci guadagnare qualche cosa.
Un atteggiamento che però vede contrari – oltre agli esponenti di minoranza – anche gli alleati di Forza Italia che oggi, in testa il capogruppo Ialongo, si riuniscono per decidere il da farsi. Una spina nel fianco per Di Giorgi che forse contava sul silenzio della maggioranza per realizzare un condominio sociale che, peraltro, non risolverebbe i problemi abitativi dei latinensi. E intanto gli studenti fuori sede ed i lavoratori rischiano una vera e propria espulsione dal tessuto sociale di Latina, sedicente città universitaria.
La storia: il complesso di via Villafranca comprende 24 mini alloggi, per un totale di 48 posti letto. Nel 2004, ad ultimazione dei lavori, è stato stipulato un contratto di locazione tra l’Ater di Latina (destinataria del finanziamento e proprietaria dell’immobile) con canone annuo pari a 60mila euro, e il Consorzio polifunzionale Pegaso, che era stato costituito per consorziare i servizi delle Adisu del Lazio; successivamente, con lo scioglimento del consorzio Pegaso, Laziodisu è subentrata nei relativi rapporti contrattuali e ad oggi l’Ater è creditore di oltre quattro annualità del canone di locazione per complessivi 290mila euro
A fronte di un decreto ingiuntivo emesso e alla disponibilità da parte dell’Ater di sospendere tale decreto il 2 gennaio 2013 Laziodisu si è impegnata a versare 72mila euro, ma pare che questa cifra non sia stata ancora corrisposta.
Tre le ipotesi sino ad oggi avanzate per salvare la casa dello studente c’era quella della gestione diretta della struttura da parte dell’Ater stessa, con riscossione diretta dei canoni degli studenti, ipotesi alla quale si è frapposto l’ostacolo insormontabile dei costi amministrativi sostenuti da Laziodisu -portierato, pulizie, servizio lavanderia – per un ammontare complessivo di circa 230mila euro, somma insostenibile per l’Ater. Si è inoltre ipotizzata la possibilità di mettere a reddito, a cura dell’Ater, i dieci appartamenti di proprietà di Laziodisu attualmente inutilizzati che si trovano in Q4, locandoli a canone calmierato con un introito di circa 50mila euro annui, somma che compenserebbe il passivo della casa dello studente.
Ma tra tutte queste ipotesi messe in campo nessuna sembra prevalere, mentre il sindaco di Latina sta a guardare.