Pd, Zuliani sfiducia De Marchis. Ma lei non lo sa

*Nicoletta Zuliani*
*Nicoletta Zuliani*

La politica ha un suo linguaggio, e non tutti lo apprendono subito. Una considerazione che sorge spontanea leggendo le dichiarazioni di Nicoletta Zuliani, consigliere comunale del Pd, che in una nota diramata oggi spiega di non aver firmato la mozione di sfiducia verso il capogruppo De Marchis, bensì di aver solo sottoscritto una richiesta di convocare il gruppo consiliare che, tra le altre cose, avrà come obiettivo quello di defenestrare il capogruppo stesso. 

L’attivissima consigliera renziana cerca di spiegare la differenza tra due azioni che avrebbero avuto la stessa conclusione. Un intervento che definire ridodante è un eufemismo.


Zuliani non ha aggiunto la propria firma al precedente documento di sfiducia perchè, dichiara “Non ne condividevo il ragionamento ed è ormai superato”.

De Marchis non convocò la riunione perchè non richiesta dalla maggioranza dei consiglieri, e per questo i renziani sono tornati alla ribalta con un documento di rivisitazione complessiva degli assett che anche la consigliera ha firmato.

“Questo – ha detto Zuliani – è unicamente ciò che ho sottoscritto: una richiesta di convocazione di riunione di gruppo. Riunione nella quale verranno considerati tutti i ruoli, sia quelli dimissionati (vice-presidente del consiglio e presidenza della commissione trasparenza) che il ruolo di capogruppo che, di fatto, non sembra avere la fiducia di una maggioranza. Nella richiesta di convocazione si chiede anche la rivisitazione delle presenze dei vari consiglieri nelle commissioni, viste vecchie uscite e i nuovi ingressi con De Amicis e Fioravante. Ripeto, questa richiesta io ho sottoscritto”.

Che lo volesse o no, la firma di Zuliani ha aggiunto il nome che mancava per sfiduciare De Marchis, il quale subito si è fatto da parte per agevolare il cambio al vertice del gruppo.

Ma, occorre chiarire, non si può trasformare De Marchis nella vittima di una congiura – nemmeno di palazzo – quasi da pollaio. Troppi anni ha passato in consiglio comunale ed in una amministrazione di cui conosce ogni dettaglio. Avrebbe dovuto lui stesso decidere di non farsi ‘relegare’ ad un angoletto come capogruppo solo per il mantenimento di una posizione d’onore nella cordata bersaniana prima e cuperliana dopo. Il prezzo delle scelte non fatte è che, alla fine, l’infortunio arriva per le questioni più banali.