Riceviamo dal segretario generale Cgil Fp Maria Cristina Compagno in merito alla situazione dell’ospedale Goretti di Latina.
“A seguito di quanto appreso dalla stampa nel corso degli ultimi giorni in merito alle decisioni enunciate dalla Direzione Aziendale della Asl di Latina la Fp Cgil, pur apprezzando l’immediato intervento della stessa con l’attivazione di una riconversione dei 17 posti letto di O.B. che drenavano risorse in modo improduttivo, precisa che tuttavia non si può comunque considerate tale misura come una risposta definitiva alla problematica, ma che essa va solo ritenuta quale prima iniziativa puramente emergenziale al fine di consentire il ricovero dei pazienti affetti da sindromi acute e non dimissibili entro le 48 ore.
Non si tratta dunque di una implementazione dei posti letto che nella nostra provincia rimangono in ogni caso al di sotto degli standard regionali. D’altra parte resta poi la necessità dell’adeguata risposta in termini di monitoraggio della situazione clinica, almeno fino al completamento dei lavori nei locali della ex Neurologia.
In secondo luogo non è procrastinabile la questione dell’incolumità del personale totalmente esposto a rischi fisici, con l’attivazione sia di un costante controllo dei livelli di stress biologico, che di un serio e permanente presidio di sorveglianza (h24).
In terzo luogo resta irrisolto il nodo del personale la cui necessità riguarda in primis
1. gli infermieri,
2. i tecnici di radiologia,
3. il prezioso personale ausiliario.
Nella riduzione dei tempi di attesa è centrale il ruolo dei servizi diagnostici e la fluidità dello spostamento dei pazienti che vi afferiscono; parallelamente, non è possibile avere un personale radiologico insufficiente rispetto alle attrezzature diagnostiche in dotazione al pronto soccorso.
Servono deroghe al blocco delle assunzioni e ottimizzazioni delle risorse esistenti attraverso un loro idoneo e coerente impiego.
Non in ultimo, riteniamo che per superare la grave situazione del pronto soccorso e del suo sovraffollamento servono azioni strutturali e interventi stabili nella fase precedente e successiva a quella ospedaliera.
E’ ormai da tempo immemorabile che sosteniamo la necessità di superare la grave insufficienza delle strutture e dei servizi di “filtro”, senza le quali diventa inevitabile il ricorso continuo al pronto soccorso quale unica possibile risposta sanitaria ai bisogni dei cittadini.
Diviene in tal senso fondamentale il ricorso a soluzioni organizzative in grado di assicurare l’assistenza primaria, la continuità assistenziale e la deospedalizzazione per i casi non gravi. Occorre dunque:
1. il potenziamento dell’assistenza attraverso la costituzione delle “Case della Salute” attive su 12 ore e collegate alle strutture dei poliambulatori;
2. un reale potenziamento delle strutture territoriali pubbliche (soprattutto diagnostiche) che consentano un’efficace azione di prevenzione degli accessi “impropri” al pronto soccorso;
3. strutture in grado di assicurare l’assistenza del paziente cronico e/o non autosufficiente (cure tra il ricovero ospedaliero e quelle domiciliari);
4. percorsi assistenziali che evitino il protrarsi di degenze per i casi non gravi e con esso la mancata presa in carico del paziente sia in ospedale che nel territorio;
5. il potenziamento dei percorsi assistenziali domiciliari.
Per affrontare tali questioni dettagliatamente e dare un contributo decisivo alla soluzione strutturale dei problemi del pronto soccorso, questa segreteria provinciale ha già chiesto un incontro urgente con la Direzione Generale, il cui esito sarà sottoposto alla valutazione dei lavoratori”.