Pizzo e fiamme a Lenola, erano ragazzini: incubo finito, tre minorenni fermati dai carabinieri. C’è una 16enne

*Le indagini dei carabinieri del comandante Di Iorio*
*Le indagini dei carabinieri del comandante Biagio Di Iorio*

Erano ragazzini. Minorenni che però agivano come una vero e proprio gruppo criminale, capace nei mesi di intaccare la normale quiete di un paese tranquillo com’è quello di Lenola. Mettendolo a ferro e fuoco, con intimidazioni in serie e – sembra incredibile – richieste di pizzo, scritte nero su bianco.

Aspiranti baby taglieggiatori che si erano anche auto-ribattezzati: si facevano chiamare  la ‘Banda Corona’. Un nome scritto in calce ad ogni biglietto lasciato dopo gli avvertimenti.


Tre, gli arrestati, ora affidati ai genitori. Tutti adolescenti tra i 16 ed i 17 anni, tra i quali anche una ragazza. I ‘capi’ erano due cugini, M.D. e M.F., figli di famiglie più che benestanti, ma evidentemente cresciuti troppo in fretta. Il blitz risolutivo, con tanto di perquisizioni domiciliari che hanno colto nel segno, integrandosi con le prove già raccolte, nella giornata di venerdì.

*Il 'La Sevici' dopo l'incendio*
*Il ‘La Sevici’ dopo l’incendio*

A mettere sotto scacco la ‘Banda Corona’, al termine di laboriose indagini, i carabinieri del comandante Biagio Di Iorio. Che, un tassello dopo l’altro, hanno raccolto prove in quantità.

Erano loro, gli autori dei due raid incendiari, uno dopo l’altro, ai danni dell’edicola di Corso Vittorio Emanuele III. Ma, viste le risultanze investigative, sono a loro addebitabili anche diversi altri episodi. Tutti contraddistinti da due comuni denominatori: fiamme e tentate estorsioni.

Episodi noti, come l’incendio che nelle scorse settimane distrusse il bar ‘La Sevici’, mettendo anche a repentaglio l’incolumità dei residenti della palazzina dove l’esercizio è ‘incastonato’.

E meno noti, finora mai giunti agli onori delle cronache. Come quello ad un distributore di carburante. Oppure come il biglietto con la richiesta di pizzo lasciato, in concomitanza con uno dei due incendi al giornalaio, presso una ferramenta. Col titolare che, da allora, rimaneva nella propria attività commerciale anche di notte, dormendo con il classico occhio aperto.

*L'edicola colpita due volte*
*L’edicola colpita due volte*

Richieste di pizzo battute a macchina o stampate al pc, iniziate intorno alla scorsa estate. E che, nel giro di non molto, avevano creato in paese una certa apprensione. Pure perché, fino ad adesso, i residenti erano ignari di chi dovevano temere, della mano che potesse esserci dietro le intimidazioni in serie.

Non ne erano però ignari il comandante Di Iorio e i suoi, da tempo alle calcagna del gruppetto. Mentre questi ultimi agivano, i carabinieri raccoglievano materiale utile alle indagini. E indizi concreti, lasciati in particolar modo durante gli ultimi raid. Partendo dagli ultimi passi falsi, gli investigatori sono andati a ritroso, collegando altri elementi raccolti nel corso del tempo, dalle movenze ed il modo di camminare, a un particolare taglio di capelli.

Il tutto condito da indagini alla vecchia maniera, fatte di appostamenti e pedinamenti. A cui hanno fatto da corollario deposizioni e mirate acquisizioni da alcune telecamere a circuito chiuso.

*Indagini certosine*
*Indagini certosine*

Occhi elettronici che, per esempio, hanno colto la ragazza, fidanzata di uno dei due cugini, che prelevava il liquido incendiario, tramite una bottiglietta, da una stazione di servizio.

Dopo il blitz e le perquisizioni domiciliari, ulteriori indizi. Come lo stesso tipo di legna utilizzato per dar vita agli incendi e diversi scritti. Messaggi a nome della ‘Banda Corona’, identici a quelli rinvenuti a partire da questa estate, dove chi non pagava veniva messo in guardia.

Un escalation. Avevano iniziato con i ‘bigliettini’. Dopo un po’, stando alle indagini, erano passati dalle parole ai fatti. Come criminali consumati.

Trattenuti presso la Stazione di Lenola dalle 18 alle 21, i tre minorenni hanno anche fornito parziali ammissioni.

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