Hanno perso il lavoro e la speranza, ma ora vogliono essere risarciti. E non per i soldi persi, ma per il danno morale subito. Nell’udienza preliminare per il crac Midal, 40 ex dipendenti di quello che era un colosso della distribuzione alimentare hanno chiesto di potersi costituire parte civile, tramite gli avvocati Claudio Maria Cardarello e Guglielmo Raso. Stessa richiesta l’hanno fatta la Bnl e l’imprenditore Gianni Moneti, patron della Samb. Quest’ultimo è uno dei dodici imputati, accusato di aver preso parte alla bancarotta, ma allo stesso tempo sostiene di essere vittima degli eventi e di essere stato truffato da Rosanna Izzi. I pm Raffaella Falcione e Nunzia D’Elia hanno dato però parere favorevole solo alla costituzione dei lavoratori.
Il giudice Nicola Iansiti, dinanzi alle richieste delle difese di esaminare quelle richieste di costituzione di parte civile, ha dato tempo fino al 20 febbraio per depositare memorie e poi, il 28, si tornerà in aula. Rosanna Izzi, ex presidente della Midal, ha intanto chiesto una perizia contabile nelle forme dell’incidente probatorio e il giudice si è riservato la decisione. A non apparire ancora interessata a chiedere i danni sul fronte penale è stata la curatela fallimentare. Per i dodici imputati, nessuno dei quali ha chiesto riti alternativi, difesi tra gli altri dagli avvocati Giulia Bongiorno, Renato Archidiacono, Angelo Fiore, Gianni Lauretti, Leone Zeppieri e Luca Giudetti, tutto rinviato dunque di circa un mese.
A rischiare il rinvio a giudizio sono l’ex amministratore delegato della spa fallita, Paolo Barberini, la ex presidente Rosanna Izzi, il dipendente diventato manager, Ivo Lucarelli, il presidente del collegio sindacale, Sergio Gasbarra, il revisore Sandro Silenzi, i sindaci Pietro Gasbarra e Stefano Pisanu, gli imprenditori Piero e Antonio Bova, Giuseppe Piscina e Giovanni Moneti, e il marito della Izzi, Giacomo Pontillo.
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