Salta ancora il consiglio provinciale di Latina: la mozione Cusani divide

*Michele Forte*
*Michele Forte*

Per la quarta volta, è saltato il Consiglio Provinciale di Latina che doveva discutere della mozione contro il Prefetto di Latina dopo la sospensione del Presidente della Provincia dalla sua carica in virtù della Legge Severino. Con l’abbandono dell’aula da parte dell’opposizione, di fatto è venuto meno il numero legale. Colpa anche delle assenze da parte della maggioranza. “Non ci è stato consentito di votare la mozione con la quale intendiamo ribadire con forza, da un lato, l’incompetenza del Consiglio provinciale a dare esecuzione alla dichiarazione prefettizia relativa alla sospensione del Presidente Cusani, dall’altro, di gridare a gran voce quanto gli articoli 10 ed 11 della legge Severino siano violativi di principi fondanti dell’ordinamento giuridico”, spiegano i consiglieri di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lista Cusani.

Ieri è stato approvato in Giunta provinciale il bilancio di previsione: strumento questo indispensabile per dare risposte concrete ai numerosi bisogni che quotidianamente il territorio ci sottopone.


“Vorremmo confrontarci nel merito dei problemi veri. Dopo tre ore di discussione, piuttosto che andare al voto e quindi, eventualmente, manifestare il proprio dissenso con un voto contrario, ha preferito abbandonare la seduta facendo venir meno il numero legale”.

Tuoni anche contro il Presidente del Consiglio provinciale. “Il suo operato – prosegue la nota dei tre partiti – ormai del tutto privo di quella terzietà che dovrebbe accompagnare la figura che ricopre, ha assunto nell’ultima seduta dei profili quasi grotteschi. Al momento della verifica del numero legale, in un primo momento è rimasto in aula garantendo lo stesso, poi, improvvisamente, ha abbandonato i lavori non ritenendo necessario spiegare ai presenti il suo repentino ripensamento. Dopo la presentazione della nostra mozione sia da parte della opposizione che del Presidente del Consiglio è stato un continuo susseguirsi di richieste di pareri legali, ministeriali, dirigenziali. Ci chiediamo dove sia finita la dignità istituzionale che dovrebbe accompagnare la condotta di ciascun consigliere”.