
Condanne pesanti per tutti e tre i fratelli Dell’Aquila, nel corso del processo scaturito dall’operazione “Arcobaleno”, che nel marzo del 2010 squassò gli equilibri dei clan operanti tra Roma, Latina e Napoli e in particolare a Formia e Fondi.
Nel pomeriggio di venerdì, la sentenza di primo grado dei giudici partenopei. Ventuno anni di reclusione per Giuseppe Dell’Aquila, detto ”Peppe o’ ciuccio”, considerato ai vertici del clan nato da una costola dei Mallardo. Per lui, un anno in più rispetto alla richiesta inizialmente avanzata dal pubblico ministero Maria Cristina Ribera.

I fratelli Giovanni – 54 anni, ai tempi del blitz residente a Formia – e Domenico, sono stati condannati rispettivamente a 14 anni e 13 anni e sei mesi. Per il primo, la pubblica accusa ne aveva chiesti 16, per l’altro 14.
Un sodalizio criminale che, begli anni, si era dato ad una moltitudine di variegati investimenti economici in ogni campo, spaziando dalle imprese edili fino ad arrivare a mettere le mani su una squadra di calcio ed una scuderia. Un giro d’affari quantificato a suo tempo dagli investigatori in oltre 400milioni di euro.

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