Fondi, il museo fantasma dell’idrovora: nell’oblio dopo il restyling milionario, preda di vandali e ladri

*L'imponente edificio di Quarto Iannotta*
*L’imponente edificio di Quarto Iannotta*

Stando ai progetti, doveva essere un museo della bonifica, con tanto di annesso centro di documentazione sulla mastodontica opera di risanamento delle paludi di Fondi. Invece, ad ormai anni dall’inaugurazione dell’allora Giunta Parisella, è un monumento allo spreco.

Finanziamenti bruciati – Una struttura nell’oblio, preda del degrado e dell’incuria, alla faccia dei soldi a palate spesi per il restyling, stoppato nel 2007. Oltre quattro milioni di euro di fondi Docup europei e regionali per la “valorizzazione dei sistemi locali”.


L’impianto idrovoro ‘Acquachiara’, nella frazione di Quarto Iannotta, è tornato agli onori delle cronache, si fa per dire, nei giorni scorsi: in più occasioni preda dei ladri di rame, che hanno ‘sventrato’ ancor di più la struttura.

Mai aperto – Una specie di reggia, l’edificio dell’idrovora, visto da dentro. Senza la cronica mancanza di manutenzione, le dimenticanze istituzionali, il viavai di vandali e malintenzionati, gli ampi spazi interni sarebbero ideali per il fantomatico museo. Progetto che non è mai nemmeno partito. Finiti i lavori, finiti i soldi, tutto è stato inspiegabilmente ‘impacchettato’ ed abbandonato.

*Preda dell'incuria*
*Preda dell’incuria*

Fino a un paio di anni fa, dentro era ancora possibile vedere costosi macchinari, pompe idrauliche, estintori ancora imballati e quadri elettrici da mille e una notte. C’erano addirittura, sparsi qua e là nei vari ambienti, un mucchio di condizionatori. Pure questi, ovvio, nuovi di zecca. Tutto abbandonato alla polvere.

Furti e  canneti – Qualcosa è rimasto, perché intrasportabile o di scarso valore. Altro, nel frattempo, è stato trafugato. Nemmeno la tettoia è stata risparmiata dallo scempio. Eppure, se non fosse per una serie di recenti servizi mirati della Municipale, nessuno si è finora mosso. Anzi, a dire il vero qualcosa è stato fatto: gli ingressi dello stabile, sebbene inevitabilmente chiusi, sono diventati (quasi) fruibili; prima, per anni, erano rimasti ostruiti dalle erbacce, che comunque continuano a fare capolino.

Troppo poco, se tutt’intorno rimane la solita giungla di canne e sterpaglie, che soprattutto ad una cert’ora la rendono simile ad una spettrale casa dei fantasmi. Troppo poco, se gli unici che dal giorno della riqualificazione passano per dette entrate sono ladri e giovinastri annoiati. Che potrebbero essere quantomeno intimoriti dall’impianto di sorveglianza, però inservibile per la mancanza di allacci.

La politica – Dopo l’intervento del 2011 de La Destra, partito facente parte della stessa coalizione del sindaco Salvatore De Meo, sulla questione dell’‘Acquachiara’ è tornato ad interessarsi anche il consigliere Pd Bruno Fiore, che nei giorni scorsi ha effettuato un sopralluogo esterno. “L’ennesimo ‘buon esempio’ di come vengano spesi i soldi pubblici. L’idrovora di Quarto Iannotta rappresenta uno dei ‘beni di rilevante interesse’ della Bonifica della Piana di Fondi. Dato che attualmente la proprietà è del Comune, cosa intende fare l’amministrazione davanti a tanto scempio? Dove trovare nuovi fondi?”.

*Bruno Fiore*
*Bruno Fiore*

Valorizzazione rebus – Probabilmente, visti gli alti costi per il ripristino-bis di quella per la gente del posto è la ‘Macchina vecchia di Pantano’, per il momento continuerà a non esserci nulla di concreto. Pure perché i passati colloqui tra Comune, Consorzio di bonifica e Parco degli Ausoni atti a trovare una soluzione per un effettivo utilizzo della struttura si sono rivelati evanescenti.

Per risolvere la grana, l’amministrazione aveva anche valutato a livello informale un possibile nuovo passaggio di mano dell’immobile, che sarebbe tornato sotto il controllo dell’ente consortile. Ipotesi svanita prima ancora di prendere quota: “Valutando lo stato attuale della struttura”, afferma Fiore “il Consorzio ha detto di non potersela riprendere, perché richiederebbe investimenti notevoli, quantomeno per una messa in sicurezza”. Insomma, una patata bollente.

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