***video***Operazione “Domus Aurea”. A Formia un prestanome del clan Mallardo


gico-GDF-DIA-DDA-MEPHISTO.ARRESTONell’ambito dell’operazione “Domus Aurea” messa a segno dai finanzieri del Comando provinciale di Roma risulta essere stato iscritto nel registro degli indagati anche un uomo di Formia, in qualità di prestanome del clan Mallardo.

Ed è al clan Mallardo che, stamattina, la Guardia di Finanza, gruppo investigazione di criminalità organizzata  – il Gico -, ha inferto un duro colpo con il sequestro di beni mobili e immobili per un valore complessivo pari a 44milioni di euro riconducibili agli imprenditori Michele Palumbo, Angela Sequini, Biagio Francesco Russo, stretti fiduciari del capoclan Feliciano Mallardo.


Le Fiamme gialle ritengono che i tre indagati abbiano organizzato nel Lazio una cellula camorristica del clan Mallardo, egemone a Giuliano in Campania, per conto del quale reimpiegavano i proventi delle attività delittuose del gruppo malavitoso.

Le indagini hanno preso il via lo scorso anno su disposizione della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Roma e hanno origine dalle attività investigative del Gico svolte sotto la direzione della Procura di Napoli. Tutto partendo da dichiarazioni di collaboratori di giustizia circa l’esistenza di una cellula camorristica associata al clan Mallardo con ramificazioni a Roma.

Ne sono seguiti minuziosi accertamenti patrimoniali che hanno ricostruito un gruppo imprenditoriale composto da diverse società, attraverso le quali gli indagati effettuavano investimenti principalmente nel settore edile, ma anche nella distribuzione del combustibile per uso domestico. Attività che gli investigatori hanno ritenuto riconducibile al gruppo camorristico di Giuliano in Campania.

Sono state le rivelazioni dei “pentiti” a consentire di ricostruire il cosiddetto “sistema dei mutui” utilizzato per effettuare investimenti camorristici, volto a dare un apparente liceità agli investimenti effettuati che altrimenti non avrebbero avuto giustificazioni sotto il profilo economico, ma soprattutto a schermarli e giustificarli, preservandoli da eventuali provvedimenti ablativi.

Immagine Pettorina e berretto gdfIn pratica il mutuo veniva acceso soltanto per creare una giustificazione apparentemente lecita all’apporto di denaro liquido. Tale operatività ha consentito agli indagati, ai loro sodali ed ai soggetti giuridici dagli stessi diretti, di mimetizzarsi abilmente con il tessuto sociale ed economico legale, soprattutto in quelle zone situate nell’area nord-est della Capitale, ove non si registravano situazioni di particolare allarme sociale connesse alla criminalità organizzata, realizzando una effettiva commistione tra l’economia lecita e quella illecita.

Come dimostrato dalle investigazioni delle Fiamme Gialle, sono stati infatti effettuati significativi investimenti immobiliari/edilizi, soprattutto nell’area della Capitale e nei Comuni limitrofi (Fonte Nuova, Mentana, Guidonia Montecelio, Monterotondo e Sant’Angelo Romano), oltre che in alcuni Comuni della provincia di Napoli, servendosi, per tale scopo, di soggetti giuridici spesso intestati a prestanome.

In questo contesto le Fiamme oro hanno svolto 94 accertamenti economico-patrimoniali su altrettante persone fisiche e giuridiche, finalizzate a smascherare patrimoni illecitamente accumulati. E gli investigatori hanno avuto, così modo di smascherare una “holding” criminale con al suo attivo un ingente patrimonio mobiliare e immobiliare, incongruente con il modesto profilo reddituale emergente dalla dichiarazione dei redditi.

Tale sproporzione, unita alla qualificata pericolosità sociale, ha permesso di richiedere l’applicazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza ed il sequestro finalizzato alla confisca dell’intero patrimonio, direttamente o indirettamente riconducibile a Palumbo, Sequino e Russo.

I risultati di tali investigazioni, quindi, sono stati partecipati al Tribunale di Roma – Sezione Misure di Prevenzione, il quale, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, ha disposto il sequestro di:

– patrimonio aziendale e relativi beni di n. 8 società, con sede nelle provincie di Roma e Napoli, di cui 4 operanti nel settore della costruzione di edifici, 1 in quello della compravendita di immobili, 3 nel commercio al dettaglio di combustibile per uso domestico;

– quote societarie di 4 società, con sede nelle provincie di Napoli e Caserta, di cui 1 operante nel settore della costruzione di edifici, 1 in quello della compravendita di immobili, 1 nel settore della locazione di immobili e 1 nel commercio al dettaglio di combustibile per uso domestico;

– 152 unità immobiliari (fabbricati e terreni), site in Roma e nelle provincie di Roma, Napoli e Caserta;

– 14 autoveicoli;

– numerosi rapporti bancari/postali/assicurativi/azioni, per un valore complessivo di stima dei beni sottoposti a sequestro pari ad oltre 44.000.000 di euro.

L’operazione ha comportato l’impiego di oltre 100 finanzieri nel Lazio e in Campania.