Gaeta, pescatori in fuga e la Capitaneria sequestra un quintale di pescato

*Guardia Costiera oggi pomeriggio a Gaeta*
*Guardia Costiera oggi pomeriggio a Porto Salvo*

Ancora un blitz della Guardia di Costiera di Gaeta contro il mercato illegale del pesce. Le attività di controllo sono scattate nuovamente nel pomeriggio di oggi, martedì, da parte degli uomini della Capitaneria di porto nei confronti dell’intero parco barche di Porto Salvo a Gaeta. Circa un quintale il pescato sequestrato dal personale della Capitaneria, trasferito e analizzato per valutare se le qualità organolettiche fossero compatibili con il consumo alimentare utile alle donazioni in beneficenza.

In questo caso il fenomeno perseguito è quello relativo alla vendita del pesce in banchina, modalità non consentita dalle norme igienico sanitarie. Infatti secondo le disposizioni di legge è consentita la vendita del pesce a bordo dei pescherecci, in virtù delle relative certificazioni in possesso delle imbarcazioni, proprio relativamente alle normative igienico sanitarie, e comunque per un valore di mercato non superiore ai 50 euro. Al contrario, in banchina, non vi sono deroghe.


Eppure, a vedere la reiterazione delle attività contro il mercato illegale del pesce, sembra che la vendita in banchina sia in costante crescita, il che va ad alimentare un vero e proprio mercato nero. Tanto è vero che del quintale di pescato sequestrato, nessuno ha rivendicato la paternità, e un vero e proprio fuggi-fuggi generale è scattato all’arrivo dei pubblici ufficiali coordinati dal comandante Nicastro. Ciò evitando multe salatissime per importi di migliaia di euro.

Sta di fatto che le contrapposizioni tra gli operatori del settore e le forze di polizia giudiziaria della Capitaneria sono sempre più aspre, non solo relativamente alla vendita in banchina, ma anche su altri aspetti legati alla pesca illegale. A onor del vero va detto che il settore sta vivendo una crisi senza precedenti, non solo per la grave congiuntura economica internazionale, ma anche a seguito di una serie di disposizioni europee sorte da qualche anno e contro le quali il settore della pesca su scala nazionale ha più volte fortemente protestato, in alcune occasioni fino allo scontro fisico con le forze dell’ordine avvenuto presso le sedi ministeriali.

E infatti anche i sequestri di pesce si sono spesso ripetuti negli ultimi mesi proprio nel Basso Lazio dove una vera e propria aggregazione di pescatori è sorta negli ultimi anni per fronteggiare le normative europee che hanno reso ancora più complicata l’attività e i margini di guadagno del settore. Dalle leggi sulla grandezza delle maglie delle reti, al bando di alcune reti, dal fermo biologico a nuove procedure burocratiche e di bordo. Senza contare gli aumenti al carburante.