Blocchi di stipendi e contratti del “personale della giustizia”. Il ricorso della Confasal-Unsa al giudice del Lavoro

tribunale_3Per quello che in altri Tribunali bastano due mesi a Latina servono due anni. E’ il caso dei ricorsi presentati dal personale degli uffici giudiziari, dipendenti pubblici che dal 2010 stanno subendo il blocco degli stipendi e dei contratti, con una perdita di circa ottomila euro a testa.

Il personale della giustizia, tramite la federazione Confsal-Unsa, uno dei sindacati più rappresentativi della categoria, e il legale del sindacato, l’avvocato Pasquale Lattari, ha presentato ricorso al giudice del lavoro, sostenendo che la norma che blocca retribuzioni e contratti è incostituzionale. Altri dipendenti pubblici, come i magistrati, sono infatti riusciti a ottenere lo sblocco contrattuale e i dipendenti della giustizia mostrano come siano stati adottati due pesi e due misure. Su ricorsi analoghi altri Tribunali si sono già pronunciati, il giudice del Tribunale di Reggio Emilia ha ritenuto la questione rilevante e non manifestatamente infondata, trasmettendo gli atti alla Corte Costituzionale, mentre a Latina i ricorsi presentati da circa 60 dipendenti della giustizia sono stati fissati al 2015.


“Speriamo arrivi prima la Corte Costituzionale”, ha dichiarato il segretario provinciale Confsal-Unsa, Quirino Leomazzi. “Denunciamo – gli ha fatto eco il segretario nazionale del sindacato, Massimo Battaglia – ancora una volta una disparità di trattamento all’interno del mondo del lavoro pubblico, laddove con sentenza della Corte Costituzionale si sono sbloccate le retribuzioni del personale della magistratura, mentre per gli altri sussistono ancora i blocchi stipendiali pluriennali”.