Non possono dirsi proprio “fortunate” le imprese edili che lavorano a Formia nella realizzazione di opere portuali e simili. O forse non lo sono gli amministratori che le invitano a partecipare a gare pubbliche. E’ il caso ad esempio della Icem di Minturno che dopo essere finita nei giorni scorsi nel mirino della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro perché avrebbe impiegato in sub appalto mezzi e personale di imprese ritenute vicino alle cosche della ‘ndrangheta crotonese, proprio a Formia, al porto di Caposele, il 3 ottobre del 2011, risultò vincitrice del progetto esecutivo per il lavori di completamento e ammodernamento della darsena del porto (delibera 312 del 4 luglio 2011). Che il 24 luglio del 2012 videro approvata anche una variante causa lo sprofondamento della meda di segnalazione della secca “La Pila”, da realizzarsi con i risparmi ottenuti con il ribasso d’asta e che portano la cifra finale per i lavori a 425mila euro.
E se quei lavori sono terminati, un’altra ditta, la “Costruzioni Generali Cimorelli Spa”, affidataria dei lavori di sistemazione del lungomare di Gianola – Santo Janni per un importo di 1.167.371,91 euro, che sarebbero dovuti terminare lo scorso 5 novembre, vede il suo titolare Antonio Cimorelli, a Formia indicato come responsabile dei lavori, protagonista di “Eldorado” ovvero un’indagine della Procura di Campobasso e del Corpo Forestale dello Stato su funzionari pubblici, tecnici e imprenditori che avrebbero intascato somme illecite per non aver eseguito lavori di messa in sicurezza degli argini del fiume Biferno e diga del Liscione in Molise nonostante i 580mila euro di fondi regionali spesi.
Dieci in totale i rinvii a giudizio al prossimo 13 marzo decisi lo scorso ottobre per un’indagine che nella primavera del 2008 portò il dirigente regionale, Mario Ragni, agli arresti domiciliari, e in carcere l’altro dipendente regionale, Scricco, e l’imprenditore di Isernia Antonio Cimorelli.
A loro carico associazione per delinquere finalizzata alla truffa e al falso oltre che danno ambientale. Per Cimorelli anche l’ipotesi di furto aggravato perché, sostenne la Forestale nella sua inchiesta, tonnellate di materiale inerte estratto dal fiume Biferno sarebbero stati poi venduti privatamente e clandestinamente dalla ditta di Antonio Cimorelli ad altri costruttori molisani, per un ricavo complessivo che supera i 600mila euro.