La contestazione della Procura della Repubblica presso la Corte dei Conti è la conseguenza del provvedimento adottato dall’Autorità di Vigilanza sui contratti Pubblici in data 22.05.2012. A seguito dell’esposto dell’allora gruppo consiliare del PD la predetta Autorità rilevava, a carico dell’Ing. Percoco – progettista – e del Geom. Leone – responsabile unico del procedimento – la violazione di una serie di articoli di cui al D.Lgs.vo 163/2006 relativi alla mancata verifica preventiva archeologica e alla motivazione addotta per la variante e per gli aspetti inerenti al manifestarsi di errori progettuali nonché l’inosservanza delle norme di cui agli artt. 47 e 133 comma 9 del DPR 554/1999.
Trattasi di aspetti che se confermati, anche dal punto di vista del danno erariale, non possono esimere l’amministrazione comunale dal valutare l’opportunità di avviare nei confronti di detti dipendenti un procedimento disciplinare che nel rapporto di pubblico impiego è obbligatorio in quanto rispondente ai principi costituzionali di buon andamento della p.a. e di legittimità dell’azione amministrativa, al cui doveroso perseguimento è ostativa la impunita tolleranza di fenomeni di illegalità all’interno dell’apparato pubblico. Orbene, se nei confronti di uno dei tre “indagati” tale obbligo non sussisterebbe -ing.Fusco-avendo lo stesso cessato da tempo la collaborazione con il Comune di Terracina per gli altri due si pone invece la questione atteso che la portata delle contestazioni, soprattutto se confermate, rivestirebbe una gravità tale da non poter rimanere scevra di conseguenze per i dipendenti coinvolti..
La vicenda costituisce purtroppo l’ennesima conferma di come nella nostra città si sia saldata nel corso degli anni una convergenza tra talune posizioni apicali degli uffici e la rappresentanza politica di turno; il tutto in una sorta di patto dove a fronte del riconoscimento di benefit economico lavorativi – attribuzioni di funzioni superiori e di posizioni organizzative – riconosciute ai primi ha fatto da contraltare, da parte di questi, una disponibilità pressoché totale ad assecondare i desiderata dei politici. Ciò quand’anche gli atti di gestione ad adottare apparivano in palese contrasto con norme di legge e/o previsioni regolamentari.
Ora i fatti in questione si riferiscono alla passata amministrazione ma da quella attuale i segnali sembrano far presagire una continuità di comportamenti e quindi di modus administrandi che non lascia speranze perché dalle secche del dissesto si riesca ad uscire anche e soprattutto con un rinnovato spirito circa la gestione della cosa pubblica.
Vincenzo Coccia
Giuseppe D’Andrea
Alessandro Di Tommaso