
Una legittimazione che a quanto pare non si poteva fare. E invece portata a termine in barba ad ogni regolamento. Nuova grana in vista, per l’amministrazione di Monte San Biagio.
Nella mattinata di venerdì, è stata infatti depositata una dettagliata denuncia negli uffici del Nipaf di Latina. A presentarla, un residente nel paese del sindaco Gesualdo Mirabella, che si è visto portar via sotto il naso un piccolo terreno ricadente negli usi civici, occupato dalla propria famiglia da tre generazioni: ha scoperto che, col placet dei vertici dell’amministrazione, denunciati per abuso d’ufficio, quell’appezzamento risulta ora legittimato a nome di una vicina, denunciata per l’ipotesi di reato di falso.
Il prologo della vicenda si ha nel luglio del 2009, quando l’uomo presentava al Comune un’istanza finalizzata a chiedere informazioni su costi e modalità delle procedure di alienazione e legittimazione del fazzoletto di terra in questione. In allegato, una diffida nei confronti dell’amministrazione per non concedere a terzi, se non eredi diretti del defunto genitore dell’uomo, la legittimazione. Cautela, quest’ultima, atta ad evitare che altri soggetti potessero dichiarare il possesso del terreno, “scippandolo” di conseguenza per mezzo di una successiva alienazione.

Manco a dirlo, alla fine è accaduto proprio questo. E non si capisce bene come sia possibile.
Dopo le notizie richieste nell’istanza, il monticellano decideva di non proseguire, per il momento, l’avvio delle pratiche.
Solo in seguito, per caso, è venuto a conoscenza che una donna del posto, abitante su un terreno d’uso civico nei pressi di quello occupato dal denunciante, aveva chiesto e ottenuto, tramite una falsa dichiarazione di possesso in Comune, l’alienazione non solo per la terra su cui era stata tirata su la propria abitazione, ma anche per quella del vicino.
Che, al di là delle dichiarazione “farlocca”, non poteva nemmeno essere alienata: non è edificata, come invece previsto dalle normative regionali; e non è neanche una pertinenza del terreno su cui insiste la casa della donna che se n’è appropriata, dato che i due terreni, separati dalla strada, non sono confinanti.
Oltre alla diffida, pure le leggi. Perché, allora, l’avvenuta legittimazione? Mistero. Ed ecco quindi la chiamata in causa, nella denuncia, dei vertici dell’amministrazione locale, “colpevoli” anche di non aver tenuto conto delle successive richieste atte alla revoca del provvedimento.