Processo bis per ''Villa Fazzone'', il salvataggio arriva dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo

villa fazzoneQuattro ore e mezza per non decidere. Tanto il tempo impiegato dal Tribunale di Latina, riunito in camera di consiglio, al termine del processo su quella che è passata alle cronache come “Villa Fazzone”, per emettere un provvedimento con cui si rinvia la sentenza a data da destinarsi.

A spingere i giudici Lucia Aielli, Cecilia Cavaceppi e Luigi Giannantonio a prendere tale decisione è stata una recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha bocciato la confisca di un immobile frutto di lottizzazione abusiva quando tale reato è prescritto. E proprio su tale tasto avevano battuto i difensori degli imputati. Visto che la sentenza europea è stata appellata dallo Stato, il Tribunale attende così la decisione definitiva per poi pronunciarsi sull’immobile realizzato in località Cocuruzzo, a Fondi.


L’ennesimo stop al processo bis sull’immobile di proprietà della moglie e della cugina del senatore forzista, Claudio Fazzone,  secondo gli inquirenti tirato su a colpi di abusivismo edilizio, per poi essere regolarizzato con abusi d’ufficio. Il pm, oltre a chiedere la confisca della villa, aveva chiesto due anni di reclusione per Stefania Peppe e Giulia Iodice, moglie e cugina dell’esponente del centrodestra e proprietarie dell’immobile, due anni per il dirigente comunale Martino Di Marco e un anno e quattro mesi per il geometra Filippo D’Angelis, direttore dei lavori.

Le prime indagini sulla villa iniziarono nel 2005 e, per gli abusi edilizi, sono stati già condannati in via definitiva Peppe e Iodice, a un anno di reclusione, e D’Angelis, a sedici mesi. Ritenendo che il fabbricato rurale trasformato in villa fosse stato sanato in maniera illecita, sempre il pm Miliano aprì poi una seconda inchiesta e fece sequestrare per la seconda volta l’immobile ai forestali del Nipaf, indagini che hanno portato all’attuale processo, in cui sono imputati Iodice, Peppe, D’Angelis e il dirigente comunale fondano Martino Di Marco e in cui l’accusa ha finito per contestare il reato di lottizzazione abusiva.

Tutto fermo in attesa dell’Ue.

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