Una mamma non può, non deve fermarsi se non di fronte alla verità sulla morte del proprio figlio.
Nobila Scafuro, madre di Federico Perna il 34enne di Latina morto nel carcere di Poggioreale l’8 novembre scorso, dopo aver ottenuto l’apertura di una inchiesta dal ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, continua a cercare risposte.
Oggi la donna, con ancora troppi interrogativi su come sia stato possibile arrivare ad una così tragica fine del suo ragazzo nonostante le accertate precarie condizioni di salute nelle quali versava, andrà a Roma per parlare con gli ispettori del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria della morte di Federico.
Ha parlato di “Omicidio di Stato” Nobilia seppure l’apertura di un’inchiesta da parte della Cancellieri le ha dato nuova speranza sulla giustizia. Una giustizia che nel caso di Federico ha presentato troppe incongruenze nel corso della detenzione iniziata nel lontano 2010 per piccoli reati contro il patrimonio e droga. Crimini per i quali era stato condannato a otto anni di reclusione iniziata a Regina Coeli, proseguita a Velletri, poi a Cassino e ancora a Viterbo e Secondigliano, fino ad arrivare a Poggioreale, dove è morto in circostante ancora tutte da chiarire.
E le risposte Nobilia le aspetta sì, da una inchiesta, ma anche da quella lettera che Federico aveva detto di averle inviato il giorno prima di morire, quando nell’ultima telefonata le aveva raccontato di stare male, tanto male e di sputare sangue. Tutti i giorni la donna guarda nella cassetta delle lettere e spera di avere risposte direttamente dal suo Federico.
Intanto, in attesa della tanto agognata missiva, Nobilia deve rivolgere la sua attenzione all’autopsia, stranamente effettuata dolo dopo sei giorni dalla morte. Deve sperare che dall’inchiesta in corso possa ricevere chiarimenti su come, dove e quando suo figlio sia effettivamente morto. Visto che al momento le sue domande sono prive di risposte.
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