Sono passati alla cronache come la banda dell’usura, un gruppo di strozzini che, approfittando delle difficoltà in cui si dibattevano commercianti di Formia, Minturno e Gaeta effettuavano ai pontini prestiti a tasso usuraio, ricorrendo alle estorsioni con chi non si sbrigava a pagare e riciclando poi le somme frutto dell’attività illecita.
Una banda potente, che gestiva un giro rilevante di denaro nell’area sud della provincia, quella su cui nel 2011 si è pronunciato il Tribunale di Latina, tra pesanti condanne e qualche assoluzione.
Due imputati, Michele Gargiulo e Antonio Di Francesco, in primo grado condannati rispettivamente a sei anni e otto mesi e a sette anni e mezzo di reclusione, dopo essersi vista riformare in appello la pena, hanno giocato la carta del ricorso in Cassazione.
Di Francesco ha cercato di dimostrare che non aveva riciclato denaro, nonostante a confermare invece tale ipotesi vi fossero le testimonianze raccolte nel corso del dibattimento, e Gargiulo che non aveva compiuto prestiti usurai ed estorsioni. Ricorsi naufragati. La Suprema Corte ha confermato le condanne dei due, che ora sono definitive.
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