Il comparto soffre. Produttori e rivenditori non possono fare altro che contare le percentuali di calo nelle vendite, nella richiesta. E rendersi conto di trovarsi in una situazione di prostrazione, un profondo senso di abbandono. Sì. Perché i produttori di mozzarella di bufala si sentono “abbandonati e non rappresentati da chi ha il ruolo istituzionale”.
E allora chiedono un intervento. Un’azione risoluta e veloce finalizzata a dare risposte certe circa l’elenco delle aree interessate dall’emergenza della Terra dei fuochi. Perché le rivelazioni, quelle secretate per un ventennio e desecretate solo quale giorno fa, del boss dei Casalesi stanno facendo pagare uno scotto assai caro alle attività agricole e alle aziende raccolte nel consorzio dei produttori della mozzarella di bufala campana dop.
“Nessuno vuole negare che la Terra dei fuochi esista. Ma – e ne sono certi il presidente e il direttore del consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana dop, composto da 115 caseifici, sette dei quali operanti nella provincia di Latina, 1.500 allevamenti e 15mila occupanti – i suoi effetti non toccano minimamente i prodotti dei terreni circostanti”.
Hanno scritto al presidente della Regione Campania Caldoro e all’assessore all’agricoltura della Regione Campania Nugnes, i produttori di mozzarella perché “ci era stato garantito un riscontro nell’arco di 48 ore. Ma, ad oggi, questa risposta non è ancora arrivata”.
Eppure il calo è drammatico. I consumatori non sentendosi garantiti preferiscono lasciar prendere. E così facendo il comparto rischia di restare schiacciato. “Possibile che – dicono gli addetti ai lavori – non si riesca a fornire un elenco delle particelle catastali coinvolte? E’ così difficile andare oltre la palude delle dichiarazioni lacunose e rassicurare i consumatori sulla sicurezza della stragrande maggioranza della produzione agroalimentare nella cosiddetta Terra dei fuochi?”
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