LATINA SCALO, CRISI SCM: LA COSMOPHARMA LASCIA. SI SPERA IN NUOVI IMPRENDITORI

La crisi dei lavoratori della Scm di Latina Scalo potrebbe vivere una svolta decisiva dopo la rinuncia all’affitto di una parte di sito aziendale della Cosmopharma. I lavoratori, che proseguono nella loro assemblea di protesta permanente aspettano l’esito di questa evoluzione. Si attende cioè di capire quale interesse attira un nuovo bando di affitto per il sito lasciato dalla Cosmpharma.

Anche la Cisl è moderatamente soddisfatta di quanto accaduto, segno che potrebbe effettivamente aprirsi dunque uno spiraglio a seguito della risoluzione contrattuale d’affitto.


"Roberto Cecere, segretario provinciale Femca-Cisl"
“Roberto Cecere, segretario provinciale Femca-Cisl”

In una nota il commento del sindacato con le dichiarazioni del segretario Roberto Cecere: “La vicenda della Scm, l’azienda di Latina Scalo i cui lavoratori sono in assemblea permanente dentro la fabbrica dallo scorso 31 maggio, sembra essere giunta ad uno snodo cruciale. La svolta si è avuta, nei giorni scorsi, dopo che tra il curatore fallimentare nominato dal tribunale e la proprietà della Cosmopharma, l’azienda che aveva affittato da SCM una parte del sito, si è giunti ad un accordo con il quale Cosmopharma lascia la completa disponibilità del sito rinunciando al contratto.

Questa nuova situazione permetterà ora al curatore fallimentare di presentare un bando pubblico di gara per l’affitto del sito che riesca a convincere qualche imprenditore ad investire e rilanciare l’azienda. D’altro canto quello di far ripartire lo stabilimento è stato lo spirito guida che ha animato i lavoratori della Scm nel corso di questa loro occupazione che dura da circa cinque mesi. Persone che dal dicembre dello scorso anno non ricevono più lo stipendio e che si sono visti approvare dal Ministero del Lavoro un anno di Cassa Integrazione Straordinaria solo pochi giorni fa.

Oltre al pesante ritardo con il quale è stato concesso l’ammortizzatore sociale, l’inizio della copertura economica è stato considerato dall’aprile 2013, data della dichiarazione di fallimento, e non dal marzo 2013 momento in cui la cassa fu richiesta. D’altro canto chi poteva prevedere che solo dopo poche settimane sarebbe stato dichiarato il fallimento della Scm? Ma questo semplice slittamento burocratico significa un non pagamento della cassa per 45 giorni, una cosa illogica contro la quale è stato immediatamente presentato ricorso al ministero.

Oltre al danno sarebbe anche una beffa per queste persone che da 135 giorni presidiano lo stabilimento  giorno  e notte nonostante tutti i problemi che un’azione come questa si porta dietro. Non ultimo l’aver dovuto organizzare ronde di controllo per  evitare furti ed atti di vandalismo dall’esterno come quelli capitati nel primo periodo di occupazione quando furono rubati cavi di rame e tranciati quelli del gruppo elettrogeno. Perché l’obiettivo di queste 61 persone è sempre stato quello di salvaguardare i beni aziendali con l’idea di mettere lo stabilimento immediatamente operativo nel caso si fosse aperto uno spiraglio di ripresa delle attività produttive. Questo è stato ribadito anche nell’assemblea dei lavoratori tenutasi quest’oggi dove è anche emerso con chiarezza come la vertenza Scm non sia affatto su di un binario morto.

“Quella degli operai della Scm è una battaglia di dignità e di speranza verso il futuro – commenta il segretario generale della Femca Cisl di Latina -, una lotta di persone che non si sono arrese e, contro lo scetticismo generale e con l’appoggio del nostro sindacato, stanno rovesciando una situazione che sembrava irrimediabilmente compromessa. Il sostegno della Femca Cisl verso la vertenza e verso i lavoratori è massimo. L’obiettivo comune è quello di far ripartire il sito affidandolo ad un imprenditore con idee vincenti, voglia di rilanciare questa azienda e che dichiari di voler riassumere tutti i dipendenti Scm rimasti senza lavoro, presentando un piano di investimenti vero e  durevole.”