Due anni e tre mesi di reclusione, più mille euro di multa, tre mesi in meno di quanto chiesto dal pm Maria Eleonora Tortora. Questa la condanna inflitta dal Tribunale di Latina a Emiliano Di Silvio, 39 anni, di Cisterna, accusato della detenzione di un’arma clandestina, un fucile a canne mozze sequestrato dalla Polizia sul terrazzo della sua abitazione.
Era giugno dello scorso anno quando, nel corso di un controllo, trovata l’arma, i poliziotti arrestarono il 39enne, in quel momento agli arresti domiciliari per un’altra vicenda. Di Silvio venne però ben presto scarcerato dal gip, non essendo emerse prove particolari che quel fucile a canne mozze fosse il suo. Alla luce della comparazione tra tracce di Dna trovate sull’arma con quello del 39enne, nel febbraio scorso Di Silvio finì però nuovamente in carcere.
Nel corso del processo i difensori dell’imputato, gli avvocati Aurelio Cannatelli e Pasquale Cardillo Cupo, hanno cercato di dimostrare che chiunque poteva recarsi sul terrazzo dove era stato trovato il fucile e che la comparazione del Dna non aveva dato certezze sul fatto che le tracce isolate fossero effettivamente tracce biologiche di Di Silvio. Per i giudici Lucia Aielli, Cecilia Cavaceppi e Luigi Giannantonio la prova c’è e per il 39enne è stata disposta la condanna.
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