Il caso Comir, la controversa ditta di Formia finita in due gravi vicende giudiziarie con accuse di corruzione, favoreggiamento, falso e truffa, una delle quali ai danni della Cotral, arrivata ieri, con conferma di colpevolezza, fino in Cassazione, sta scatenando enormi polemiche attorno alla dirigenza di Marilena Terreri al Comune di Formia.
Infatti la Comir viene scelta il mese scorso, dalla Terreri, per un esiguo lavoro di manutenzione ad un mezzo di proprietà del Comune, con la motivazione di essere “ditta di comprovata serietà ed affidabilità”. L’ombra della camorra attraverso un giro di parentele tuttavia sta scatenando le polemiche che provengono per questo da diverse parti. A tal proposito trovano, in una nota congiunta, accordo Un’Altra città, Rete dei Valori e Rifondazione comunista.
“La nomina di un delegato alla trasparenza e alla legalità – si legge nella nota congiunta – aveva fatto sperare in un salto di qualità rispetto al passato nelle politiche di contrasto alle infiltrazioni camorristiche nel nostro territorio. Ma ad appena pochi mesi dall’insediamento della delegata Patrizia Menanno, appare quantomeno contraddittorio il silenzio assoluto da parte dell’amministrazione Bartolomeo sul caso Comir. Nessuno vuole sostituirsi ai magistrati nelle loro indagini, né tantomeno emettere sentenze che risulterebbero fuori luogo.
Vogliamo, invece, portare la discussione sul piano politico. Ebbene in quest’ambito ci saremmo aspettati da parte dell’amministrazione un intervento in tempo reale che chiarisse come mai, nonostante i numerosi precedenti in cui è coinvolta la Comir S.a.s., la dirigente Marilena Terreri, nella determina dirigenziale dello scorso settembre, affermi che tale società è “ditta di comprovata serietà e affidabilità”. Allargando un po’ lo sguardo, ci si rende conto che per evitare queste situazioni occorre una volontà politica forte e capace di andare oltre i semplici documenti che attestano la regolarità di una ditta, quali ad esempio il certificato antimafia che, come ampiamente dimostrato, fungono ormai più da alibi che da effettivi deterrenti. A ben vedere, è proprio questo il nodo centrale del Protocollo studiato ed elaborato dall’Associazione Caponnetto per fronteggiare le infiltrazioni criminali.
Noi crediamo che tale strumento vada immediatamente attivato per evitare nuovi casi Comir. Passati ormai i fatidici 100 giorni e dopo tutte le parole spese in campagna elettorale, la cosa che sconcerta è trovarsi tuttora di fronte a situazioni poco giustificabili da parte di un’Amministrazione che ha dichiarato di voler essere attenta al fenomeno malavitoso. Quello che chiediamo sono fatti e solo fatti. La battaglia sulla legalità e sulla trasparenza amministrativa non deve trasformarsi in una liturgia ripetuta stancamente, al solo fine di convincere l’opinione pubblica che si è sulla strada buona per sradicare i fenomeni criminali. Essa ha bisogno appunto di fatti”.
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