PLASMOM, INTERROGAZIONE PARLAMENTARE PER SALVARE I LIVELLI OCCUPAZIONALI

plasmonNuova interrogazione parlamentare sulla crisi della Plasmon e gli annunciati tagli al personale, che a Latina dovrebbero coinvolgere 58 lavoratori. Dopo l’interrogazione presentata da diciotto deputati del Pd dieci giorni fa, a risollevare il caso in Parlamento è stato ora un altro onorevole del Partito democratico, Antonio Boccuzzi, che ha chiesto l’intervento dei ministri dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, e del lavoro, Enrico Giovannini.

“La Plasmon – specifica Boccuzzi – storica azienda alimentare italiana, ha recentemente reso nota l’intenzione di avviare un piano di ristrutturazione che prevede il licenziamento di 204 dei 946 dipendenti attualmente impiegati negli stabilimenti di Milano, Ozzano (Bologna) e Latina. Le organizzazioni sindacali “ Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uile e Coordinamento RSU“ hanno denunciato la gravità delle decisione dell’azienda, sottolineando la mancanza di una prospettiva e di un piano industriale a lungo termine, e nel corso della mobilitazione indetta il 24 settembre
2013 hanno auspicato di poter incontrare al più presto i dirigenti del gruppo Heinz “proprietario del marchio“ i quali si sono finora sottratti alle richieste di un incontro chiarificatore. I rappresentanti sindacali – prosegue – hanno, infatti, richiamato la necessità di un confronto con l’azienda volto a illustrare i progetti relativi al futuro degli stabilimenti e degli investimenti produttivi di un marchio che rappresenta un pezzo di storia italiana e che dovrebbe essere tutelato e rilanciato; al contrario, tentativi di recupero di competitività ed efficienza sembrano, a parere dell’interrogante, consistere unicamente in una politica di riduzione di costi attuata mediante taglio del personale”.


L’esponente del Pd ha così  chiesto ai due ministri di intervenire per “convocare un tavolo di lavoro con i rappresentanti dell’azienda, delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni locali, volto all’individuazione di soluzioni che consentano di preservare gli attuali livelli di produzione e occupazionali”.