GAETA, TRIBUNALE KAPUT. COMUNI DEL GOLFO SPACCATI NELL’ASSISE CONGIUNTA

Forse neanche le udienze più controverse che si sono svolte tra le mura del tribunale di Gaeta hanno mai raggiunto un tale livello di scontro. Quello andato in scena oggi a un certo punto si è fatta molta fatica persino a gestirlo. Il presidente del Consiglio comunale di Gaeta Luigi Coscione ha più volte dovuto chiedere l’intervento dei vigili urbani e pochi minuti dopo che l’assise si era infuocata tra le proteste sono arrivati anche ispettori di pubblica sicurezza in borghese per cercare di far tornare la calma. Insomma, doveva essere un Consiglio intercomunale convocato per concordare la linea d’azione e unirsi nella lotta contro la soppressione della sezione distaccata a Gaeta del tribunale di Latina, ma invece da subito si sono capiti i motivi della contrapposizione. E non c’è stato nulla da fare, tant’è che l’intervento conclusivo, quello del sindaco di Gaeta Cosmo Mitrano, non ha potuto che sancire “una spaccatura storica e insanabile del Golfo di Gaeta”.


Emblematico in questo senso ciò che accaduto con realtà e territori così vicini eppure così incapaci di trovare la fatidica comunione di intenti. Forse questa la vera ragione madre alla base di tante sconfitte istituzionali, ultima in ordine di tempo la soppressione del tribunale di Gaeta a beneficio della sede di Cassino. Quasi tutti gli intervenuti hanno infatti sottolineato la scarsa considerazione di cui gode la Provincia di Latina nell’ambito del panorama istituzionale nazionale, ma di fatto nessuno degli esponenti politici è riuscito a fare nulla per invertire questo stato di cose. Così ad un certo punto si sono creati veri e propri capannelli di persone che discutevano animatamente tra loro. Sindaci, consiglieri comunali, senatori della Repubblica, amministratori provinciali, assessori, avvocati. Insomma una vera e propria bagarre.

"Un momento del Consiglio"
“Un momento del Consiglio”

Eppure la seduta si era aperta in una calma apparente piuttosto diffusa. Tutti uniti nella volontà di firmare il deliberato preparato ad hoc dall’amministrazione comunale di Gaeta. Anche perchè si trattava proprio del Consiglio comunale di Gaeta nell’ambito del quale partecipavano i Comuni di Formia, Itri, Ventotene, Ponza, Minturno, San Cosma e Damiano, Castelforte e Spigno. Tutti presenti i rispettivi sindaci, tranne quello di Ponza. C’erano poi tanti consiglieri comunali, assessori e avvocati. Presenti anche il senatore Claudio Moscardelli, il presidente del Consiglio provinciale Michele Forte, il presidente della Camera di Commercio di Latina e del Lazio Vincenzo Forte e il presidente dell’ordine degli avvocati di Latina Giovanni Malinconico. Insomma, a parte alcune evidenti defezioni, era presente buona parte della rappresentanza istituzionale del territorio. Un buon auspicio consolidato anche dal testo di una nota inviata dal sottosegretario ai rapporti con il Parlamento Sesa Amici che, in buona sostanza, ha fatto presente come sia ancora necessario interagire con l’attuale ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri rispetto ai contenuti della legge Severino sul riordino della geografia giudiziaria in Italia.

Una necessità ancor più impellente se si considerano le peculiarità uniche del Golfo di Gaeta per numeri, logistica e fenomeni criminali. E allora più senso ancora assume il procedimento presso la Corte costituzionale dove si attende la discussione del ricorso, verso la metà di ottobre, al pari di quello presentato al Consiglio di Stato. Insomma ci sono ancora dei margini, ma nel frattempo, in evidente ritardo, bisogna agire.

"La platea"
“La platea”

Ma alla lettura del deliberato sono venuti fuori gli attriti. Tutto per i tre Comuni dissidenti, quelli più meridionali. Santi Cosma e Damiano, Castelforte e Spigno, confermando il rifiuto per la soppressione di Gaeta, non vogliono tornare a Latina, preferendo Cassino per ragioni chilometriche. Apriti cielo. Una spaccatura che ha provocato la bagarre fino al ritiro del deliberato visto che non si trovava un accordo.

Una sconfitta, oltre che una figuraccia, e così alla fine Gaeta e Formia con i Consiglieri presenti e il numero legale valido hanno votato subito. Itri, Ventotene e Minturno lo faranno in settimana nei rispettivi Consigli. Restano fuori i tre Comuni dissidenti, accusati di farsi portatori solo di un ristretto gruppo di avvocati interessati e non delle esigenze delle comunità di riferimento, e il Comune di Ponza ieri assente.

 

GLI INTERVENTI

Ad aprire la serie di interventi prima del voto deliberativo è stato il presidente dell’associazione degli avvocati sudpontino Lino Magliuzzi che ha fatto presente ancora una volta, imbracciando una scatola contenente le tessere elettorali riconsegnate da avvocati e cittadini da recapitare al presidente della Repubblica, le ragioni della protesta e della “scelleratezza della legge che tiene conto delle esigenze del territorio. Basti pensare che la sede di Cassino – prosegue Magliuzzi – era annoverata tra quella da chiudere in virtù del fatto che mancavano i numeri predisposti da appositi standard illustrati dal ministero della giustizia relativamente alla superficie, agli abitanti del bacino di riferimento e alle sopravvenienze per anno. Solo la politica forte fatta da funzionari del ministero e da magistrati originari del cassinate hanno invertito la rotta e hanno perpetrato l’imbroglio. Staccano così i nove Comuni dalla Provincia di Latina e danno i numeri che servivano a Cassino per sopravvivere. Un’altra vergogna risponde alla sordità del ministro rispetto alle richieste del Parlamento e delle commissioni giustizia di Camera e Senato che hanno proposto due ordini del giorno sul differimento della legge in ragione della criticità di alcune situazioni specifiche come Gaeta e sulla revisione complessiva di queste situazioni. Siamo ormai costretti ogni giorno a fare i conti con lo sconcerto e l’impotenza dei nostri rappresentanti parlamentari di fronte al rifiuto al confronto del Ministero. Per questo motivo restituiamo le nostre tessere elettorali, perché non sappiamo più chi votare per farci rappresentare quando si arriva ad una realtà nella quale la politica degli eletti non supera quella dei nominati. Questo è un guaio per la democrazia”.

Lo sconforto emerge anche dalle parole del sindaco di Formia Sandro Bartolomeo che denuncia come “se si vogliono ridisegnare gli equilibri istituzionali del basso Lazio a noi va bene ma questo piano va attuato in maniera organica e complessiva. Il capoluogo e la città di Latina sono un riferimento istituzionale, non devono rappresentare solo un fatto chilometrico. Non dividiamoci ora, abbiamo tali problemi sui nostri territori che abbiamo bisogno di un tribunale autonomo. Purtroppo nel frattempo abbiamo a che fare con un governo che non guarda ai territori ma prende le decisioni negli uffici, senza consultare le comunità. I nuovi confini possono andar bene, ma non possiamo permettere che una cosa esca e non entri nulla sul nostro palcoscenico istituzionale”.

Michele Forte ha ribadito lo scarso potere della Provincia di Latina. “Il 12 giugno dell’anno passato la Severino ci ha detto che Terracina sarebbe stata soppressa e che, invece, per il tribunale di Gaeta si sarebbe fatto un esperimento. Oggi, ancora una volta, abbiamo capito che Latina non ha alcuna importanza. Ne abbiamo avuto dimostrazione anche dalla recente sconfitta di fronte al Tar, contrariamente a quanto accaduto per il Comune di Casarano. Tutti continuano a venire a chiedere solo voti al sudpontino senza alcuna riconoscenza”.

E’ intervenuto poi il presidente dell’ordine degli avvocati di Latina Giovanni Malinconico che ha subito rivendicato dignità per l’ordine e gli avvocati che rappresenta dopo alcuni interventi precedenti a sostegno di Cassino.

“Rappresento – ha detto non senza una nota polemica – tutti gli avvocati di Latina almeno finché i procedimenti si discutono a Latina. Il governo non ha rispettato i dettami della legge delega come disposto dalla competente commissione in base alle quali si dovevano mantenere le sezioni con bacini di 85mila abitanti e con 250 sopravvenienze per anno. Sul tribunale di Latina ci sono circa 105mila abitanti e 350 procedimenti. Si è evidentemente trattato di rapporti di potere all’interno delle sedi e delle cariche istituzionali che contano che fanno emergere con tutta evidenza il totale disinteresse per le vicende di questo territorio”.

Sulla scelta dei Comuni dissidenti Malinconico l’ha definita “legittima, ma che però segna un passo senza ritorno. Ritengo che si possa combattere, far passare la tempesta e riuscire a incassare quei correttivi utili a rivedere la specificità del tribunale di Gaeta ottenendone la salvezza”.

"L'intervento conclusivo del sindaco Mitrano"
“L’intervento conclusivo del sindaco Mitrano”

Ma la spaccatura era ormai ampia e allora il sindaco Mitrano non ha potuto fare altro che affermare: “Il Golfo non merita niente. Siamo stati saccheggiati in questi anni perché sempre divisi e oggi tutti ci assumiamo le nostre responsabilità. Forse otterremo qualcosa se in 100mila non votiamo più in assenza di rappresentatività. Se non riusciamo a portare avanti la battaglia ci assumiamo le nostre responsabilità. Io vado avanti con chi vuole”.

 

 

LE RAGIONI DELLO SCONTRO

A far presagire lo scontro del tutti contro tutti, ad un certo punto, nella lunga serie di interventi, c’è stato quello tra le istituzioni. Più una polemica, in realtà, che uno scontro dove da una parte c’era il senatore Claudio Moscardelli e dall’altra il presidente del Consiglio provinciale Michele Forte. Quest’ultimo stava effettuando il suo intervento quando, a un certo momento, rivolgendosi a Moscardelli, ha fatto appello al senatore affinchè questi cercasse di penetrare nei gruppi politici di maggioranza al Parlamento per far valere le proprie ragioni perchè “solo se fai parte dei gruppi forti – ha detto – vai avanti”.

A quel punto Moscardelli, chiamato in causa, ha interrotto Forte ricordando come proprio Casini, in polemica col senatore Pd, si era opposto ad eccezioni alla legge invitando la Cancellieri a proseguire per la sua strada. Insomma il segnale tornaconto di una classe politica incapace di rappresentare la Provincia di Latina, spaccata e priva di forza contrattuale nelle sedi che contano.

In piccolo la stessa cosa accade poco dopo quando si accende lo scontro al punto B del deliberato tra i sindaci. Quello che recita: “Richiedere, nell’ambito dei decreti correttivi previsti dal D.L.vo numero 115/2012 la istituzione di un tribunale autonomo o comunque l’attribuzione nuovamente alla giurisdizione del tribunale di Latina dei territori dei nove Comuni già facenti capo alla sezione distaccata di Gaeta”.

Così, rivendicando le richieste dei propri concittadini e quelle dei professionisti forensi dei loro territori di appartenenza, i sindaci di Spigno Franco Simeone, di Santi Cosma e Damiano Vincenzo Di Siena e di Castelforte Patrizia Gaetano, hanno rifiutato di sottoscrivere il documento perchè in assenza di correttivi alla soppressione di Gaeta, preferiscono andare nella giurisdizione di Cassino.

Il punto per i loro oppositori è che andare a Cassino significa smembrare di un altro servizio fondamentale una intera Provincia intesa nella sua struttura istituzionale. Perciò per chi ha condiviso il testo restare in ogni caso a Latina significa al contrario lottare nel proprio territorio, accreditando anche nel futuro imminente nuove battaglie non solo per il tribunale. Proporre di accettare invece la soluzione proposta dalla legge, non solo significa suffragare l’orientamento della proposta che si vuole invece combattere, così da dichiarare preventivamente la sconfitta, ma vuol dire fare soprattutto una scelta dalla quale non si torna più indietro. Emblematica in questo l’affermazione del sindaco di Castelforte Patrizia Gaetano che ha affermato: “Se si litiga tra avvocati perché non dovremmo litigare tra sindaci”.

 

L’intervento di Claudio Moscardelli e i poteri forti

"L'intervento di Claudio Moscardelli"
“L’intervento di Claudio Moscardelli”

Un discorso a parte merita l’intervento del senatore Claudio Moscardelli. Questo perchè Moscardelli oltre a confermare la risaputa indisponibilità all’ascolto rispetto alle esigenze dei territori che subiscono il provvedimento da parte del ministero della giustizia e del suo ministro Anna Maria Cancellieri, ha disegnato l’attuale momento istituzionale come un meccanismo bloccato dagli interessi dei poteri forti interni al governo centrale. Che significa? In sostanza Moscardelli, che nel ruolo di senatore vive i meccanismi governativi dall’interno, contestandone ieri il malfunzionamento, si è spinto anche oltre denunciando una sorta di abuso di potere da parte del presidente del Consiglio superiore della magistratura, che altro non è che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, riportando affermazioni secondo le quali il presidente Napolitano avrebbe incoraggiato e sostenuto la Cancellieri a proseguire per la sua strada nell’attuazione del provvedimento. “Sono dichiarazioni – ha rilanciato Moscardelli – che vanno a mio avviso molto oltre le funzioni del potere che rappresenta. Tra l’altro anche in Senato si è aperta recentemente una discussione riguardo ai rapporti tra i poteri. Basti pensare che proprio in Senato abbiamo approvato un disegno di legge per rinviare di un anno il provvedimento. Sta di fatto che questo provvedimento continua a non essere calendarizzato dal presidente del Senato. Ci troviamo in una fase molto delicata nei rapporti tra i vari poteri istituzionali e costituzionali, c’è di fondo un problema di comunicazione tra gli organismi istituzionali. Non si riesce a dialogare. E allora in questo senso va detto che Cassino non è stata salvata dalla politica ma dalla magistratura e in decisioni che vengono prese ad un altro livello trovando poi udienza nei confronti di chi il provvedimento lo ha confezionato. In realtà va detto che il tribunale di Cassino non ha alcuna ragione per mantenersi in piedi, nè sotto il profilo dei numeri nè sotto quello delle fattispecie di reati. Per questo ritengo vergognoso l’atteggiamento di una parte della magistratura che fa propaganda e moralismo alla politica. Per quanto riguarda i rapporti col ministro molti parlamentari, appartenenti a tutte le forze politiche, me compreso, abbiamo pensato di presentare una mozione di sfiducia nei suoi confronti anche perchè nelle commissioni giustizia della Camera e del Senato si era raggiunto un accordo su un numero limitato di revisioni del provvedimento. Ma il ministro ha dapprima temporeggiato e poi è scomparsa costringendoci a intraprendere iniziative alternative a tutt’oggi inascoltate. A breve tuttavia, d’accordo con la presidenza di segreteria del ministro, avremo un incontro”.