
Dopo le recenti dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone sui fusti tossici interrati illegalmente, in provincia di Latina e nel casertano dal clan dei Casalesi, una nuova interrogazione parlamentare è stata presentata da Raffaele Ranucci, senatore del Pd, per chiedere di fare piena luce su quanto è accaduto nel sud pontino e per contrastare ulteriormente gli affari delle mafie tra Aprilia e il Garigliano.
Rivolgendosi ai ministri dell’interno e dell’ambiente, l’esponente del Partito democratico ricorda le molte indagini e i segnali d’allarme giunti dall’Antimafia sul business mafioso in terra pontina, in particolare nell’edilizia e nel commercio. Ranucci sostiene poi nell’atto parlamentare che “alla luce delle molte inchieste è necessario che gli organismi giudiziari provvedano ad accertare se vi sia contiguità tra politica e criminalità organizzata nel basso Lazio ed eventualmente, come sembra emergere dalle parole dell’ex boss dei Casalesi Carmine Schiavone, su quali equilibri questa si regga”.
Per il senatore va fatta chiarezza “in merito allo sversamento di rifiuti tossici nei territori compresi nei comuni di Formia e Gaeta e alla presenza di rifiuti e liquami pericolosi, sia per la salute umana che per l’ecosistema, nei territori compresi tra la Campania e il Lazio”.
Ai due ministri l’onorevole chiede quindi cosa intendano fare per “contrastare il fenomeno delle infiltrazioni di organizzazioni malavitose nel sud pontino, con particolare riferimento allo sversamento di rifiuti tossici nei territori di Formia e Gaeta, anche alla luce dei dati allarmanti scaturiti dalle tante inchieste svolte dalle forze dell’ordine”, quali iniziative intendano prendere per “individuare quali siano i siti di sversamento a cui fa riferimento l’ex boss Schiavone”, “se risulti che nella costruzione del porto di Gaeta siano stati occultati rifiuti tossici e se le aree del golfo siano state utilizzate come punto di partenza di navi per il trasporto di rifiuti con successivo sversamento nelle acque del basso Lazio” e infine quali misure straordinarie intendano adottare “qualora si accertasse la presenza di aree inquinate, al fine di avviare un’immediata bonifica del territorio, nonché un processo di conversione in agricoltura no food dei terreni interessati da coltivazioni ed allevamenti nelle aree coinvolte dallo sversamento di rifiuti tossici”.