Bocche cucite da parte dei principali indagati nell’inchiesta “Pay to drive”. I presunti vertici del sistema corruttivo messo in piedi all’ombra della Motorizzazione di Latina, per rilasciare patenti a chiunque in cambio di mazzette, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al gip Nicola Iansiti.
Muti dunque, nel corso dell’interrogatorio, Antonella Cianfoni, Pietro Lestingi, Roberto Becchimanzi, tutti dipendenti della Motorizzazione, Antonio Ezio Rossini e Francesco Spaziani, titolari di autoscuole di Fondi, Monte San Biagio, Terracina, Latina e San Felice Circeo, difesi dagli avvocati Paolo Censi, Maria Teresa Ciotti, Grassi, Gaetano Marino, Alessandro Paletta e Giuseppe Poscia. Gli indagati, rinchiusi in carcere, tramite i difensori hanno intanto chiesto i domiciliari e il gip si è riservato la decisione. Lunedì e martedì sono previsti gli interrogatori dei nove arrestati messi ai domiciliari.
La vera battaglia per i destinatari delle misure cautelati si svolgerà comunque davanti al Tribunale del Riesame.
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