INCHIESTA ”PAY TO DRIVE”, LE INTERCETTAZIONI E LA RETE DELLA CORRUZIONE

*Polizia Stradale ieri mattina in azione*
*Polizia Stradale ieri mattina in azione*

Quattordici gli arrestati finiti in carcere o ai domiciliari, nell’ambito dell’inchiesta “Pay to drive”, ma ben 169 gli indagati. Secondo il sostituto procuratore Giuseppe Bontempo, che ha ereditato le indagini dalla collega Olimpia Monaco, alla luce degli accertamenti compiuti dalla polizia stradale di Latina e dalla Guardia di finanza, era stata costituita una vera e propria associazione per delinquere attorno alla Motorizzazione civile del capoluogo pontino, dove esaminatori, funzionari e titolari di autoscuole del territorio pontino avrebbero messo in atto una lunga serie di illeciti per far ottenere la patente a chiunque fosse disposto a mettere la mano al portafogli.

Per il magistrato, l’associazione è composta da 25 indagati, ed è dedita ai reati di falso, truffa, corruzione, concussione e sostituzione di persona, per far ottenere, dietro il pagamento di somme oscillanti tra i 600 e i 3000 euro, la patente a candidati italiani impreparati o soprattutto a stranieri che non parlavano l’italiano, oltre che a portatori di handicap.


I componenti dell’organizzazione, secondo il sostituto Bontempo, evitavano controlli nella sala della Motorizzazione dove si svolgevano gli esami, spostando le telecamere interne, decidevano quanti candidati bocciare, per far apparire regolari le sedute, dove far sedere quanti svolgevano l’esame, suggerendo loro le risposte, facendogli consultare i testi, facendoli aiutare da altri candidati o addirittura facendo svolgere i test ad altre persone. La presunta associazione avrebbe poi sfruttato stranieri per reclutare clienti, si sarebbe divisa le “mazzette” e trovato accordi per depistare le indagini.

Il direttore della Motorizzazione di Latina, Graziano Tabelli, indagato a piede libero, avrebbe dato istruzioni a esaminatori e funzionari per manipolare le sedute d’esame, Antonella Cianfoni, Pietro Lestingi, Roberto Becchimanzi, finiti in carcere, Laura Terlizzo e Carmine Maietta, ai domiciliari, insieme a Natalino Papa e Vincenzo Cardosi, indagati a piede libero, avrebbero consentito gli illeciti, in perfetto accordo con i titolari delle autoscuole coinvolte. Un ruolo importante nello smistare i candidati l’avrebbe poi avuto Anna Maria De Vito, capo reparto dell’ufficio patenti, anche lei indagata a piede libero.

A trovare clienti, raccogliere e girare “mazzette” sarebbero poi stati i titolari delle autoscuole: Antonio Ezio Rossini, con attività a Terracina, Monte San Biagio e Fondi, Francesco Spaziani, con attività a Latina e San Felice Circeo, Massimo Camelio, delle autoscuole “Golfo” di Gaeta, Sergio Bologni, della “Cap” di Sezze, Giuseppe Antigiovanni, della “Giampaolo” di Formia, Mario Livornese, della “Nuova Folgore” di Minturno, Gerardo Tomao, della “Folgore In” di Minturno, Linda Iudicone, della “Iudicone” di Itri, Franco Ronconi, dell’omonima autoscuola di Latina Scalo, Pietro Gianni Tosti, della autoscuola “Tosti” di Roccagorga, Vincenzo Onnelli, della “Pasquali” di Borgo Sabotino e Cori, Claudio Caiani, della “Vittoria” di Latina, Alessandro Gentilini, della “Ricci” di Cisterna, e Romolo De Angelis, della “Roma” di Priverno. A collaborare con loro sarebbero stati Vincenzo Accapaticcio, Piero e Giuseppe Figliozzi, dipendenti delle autoscuole di Rossini, e Mauro Risi che, per Rossini, gestiva l’autoscuola di Monte San Biagio.

***ARTICOLO CORRELATO*** (VIDEO – Giro di mazzette tra motorizzazione e scuole guida. Fioccano le ordinanze di custodia cautelare – 18 settembre -)

 

TUTTO PARTE NEL 2010 DA ”STRISCIA LA NOTIZIA”

striscia la notiziaL’inchiesta “Pay to drive” ha preso il via dai servizi di “Striscia la notizia”, andati in onda su Canale 5 il 20, 24 e 28 settembre 2010, in cui veniva mostrato il titolare di un’autoscuola di Sezze che assicurava a un cliente di fargli ottenere la patente in cambio di ottocento euro, specificando che tale somma era diretta a dipendenti della Motorizzazione con cui era in contatto e che potevano garantire il superamento dell’esame. Il titolare dell’autoscuola venne identificato dagli investigatori in Sergio Bologni, ora messo ai domiciliari, e dalle informazioni raccolte dagli intervistati da “Striscia” ed altri la polizia stradale si convinse di trovarsi dinanzi a un sistema illecito.

L’inchiesta, che conta ora 169 indagati e che ha già portato ad aprire altre indagini, è poi andata avanti con una serie di controlli alla Motorizzazione, interrogatori, esami documentali e intercettazioni, sia telefoniche che ambientali, audio e video. Un “sistema” che sarebbe andato avanti dal 2009 e che avrebbe danneggiato le autoscuole che non ricorrevano a scorciatoie.

Titolari di attività di Sabaudia, Latina e Terracina, hanno confermato alla Polstrada i sospetti, fornito particolari e specificato che avevano perso anche il 40% dei clienti, visto che in tanti bussavano alla porta degli indagati sicuri, pagando, di avere la patente senza problemi. Per una funzionaria della Motorizzazione, “rea” di aver collaborato con gli investigatori, sarebbero invece partiti insulti e minacce da colleghi e titolari di autoscuole sotto inchiesta, tanto che la donna alla fine ha scritto una lettera al direttore Tabelli chiedendogli di intervenire.

 

LA RETE

*La Procura della Repubblica di Latina*
*La Procura della Repubblica di Latina*

Oltre all’associazione per delinquere, per una serie di episodi che vanno dalla concussione alla corruzione, dal falso alla truffa, fino alla sostituzione di persona, il sostituto Bontempo ha formulato altri circa 110 capi d’accusa, di cui rispondono i restanti 145 indagati. Per quanto riguarda quest’ultimi, oltre ai molti italiani e stranieri che avrebbero ottenuto la patente prestandosi a una serie di raggiri, compaiono sempre titolari e dipendenti di autoscuole, dipendenti della Motorizzazione e un medico.

Sotto accusa, per concorso in concussione e falso, compaiono così tra gli altri la figlia di Sergio Bologni, Laura,  per concorso in truffa Mauro Giordani, titolare dell’omonima autoscuola, per lo stesso reato Daniele Del Vecchio, titolare della “Iudicone” e Plinio Spigoni, dell’omonima autoscuola di Anzio, per concorso in corruzione e falso Fabio Argiolas, dell’autoscuola “Marcellino” di Cisterna, stesso reato per Roberto Rapone, della “Setina”, e per concorso in falso Donato Pierro, rappresentante della “Epoca” di SS. Cosma e Damiano. Indagati poi per concorso in sostituzione di persona Giovanni Natale e Adriano Giangrande, recatisi a fare gli esami al posto di stranieri.

Indagati inoltre per concorso in truffa Floriano Spaziani, della omonima autoscuola, per concorso in falso il medico romano Marco Antei, che avrebbe certificato di aver visitato pazienti che in realtà non avrebbe mai visto, in alcuni casi addirittura che nel periodo indicato erano in India, per concorso in falso e corruzione il funzionario Ennio Bravo, della Motorizzazione, e per concorso in truffa e falso Natalino Papa, altro funzionario della Motorizzazione.

 

MAZZETTE PER DIAMANTI E QUADRI DI PICASSO

polizia-stradaleSecondo gli inquirenti, gli affari fatti con le “mazzette” per le patenti avrebbero fatto venire la passione per l’arte a qualche indagato. Il denaro frutto degli illeciti, per il pm Bontempo, sarebbe stato investito in opere d’arte da Antonella Cianfoni e Antonio Ezio Rossini. In alcune intercettazioni la donna dice: “Se qua da un giorno all’altro finisce la Motorizzazione come io prevedo… come esami… con uno stipendio di mille euro non ci faccio niente. Allora mi procuro il lavoro per il pomeriggio… mi procuro il lavoro in questo senso, semino.. eh,eh”.

Investimenti che avrebbero portato gli indagati a fare affari anche con Paola Cavicchi, presidente della società di calcio del Latina. In particolare, temendo controlli fiscali, in un’intercettazione Rossini dice a Cianfoni che ha paura della provenienza dei soldi di Cavicchi e Cianfoni risponde che “Paola aveva tirato fuori un pacco di assegni alto dieci centimetri, assegni di suoi clienti, per i quali non è intenzionata a parlarne al telefono”. In un’altra telefonata del 2 aprile 2011, Cianfoni parla con Rossini sempre di Cavicchi e dice che “le voleva dare un altro assegno, aveva una busta piena di assegni, una cosa indecente, e lei ha rifiutato dicendogli di darglieli in contanti gli ultimi soldi per non avere difficoltà”.

Un interesse per i quadri che vede Cianfoni e Rossini trattare di Picasso, Guttuso, De Chirico, Sironi, De Pisis, Schifano. Sempre per gli inquirenti, Cianfoni avrebbe poi allargato i propri affari a gioielli e diamanti.

 

LE INTERCETTAZIONI: “CI POSSONO SOLO ARRESTARE”

intercettazioniNell’inchiesta “Pay to drive”, riscontri importanti per gli inquirenti sono costituiti dalle intercettazioni, alcune piuttosto esplicite. Al termine di una seduta d’esame, è stato registrato presso la Motorizzazione un colloquio tra l’esaminatore Pietro Lestingi, Giuseppe Figliozzi, dipendente di Rossini, e Francesco Spaziani. Lestingi, riferendosi a Rossini dice: “Ma che vuole quello, tutti promossi? Ma voi state a scherzà, mo è capace che viè pure a dì che c’è stato… che c’ha avuto qualche bocciato e pure da ridì c’ha, perché tanto… c’ha la faccia come il culo Rossini”.

E ancora: “Ma che devo fa tutto il lavoro vostro… così non ce po’ di nessuno… ci possono solo arrestare”. A quel punto tutti ridono. Al termine di un’altra seduta d’esami Laura Terlizzo dice ai titolari di quattro autoscuole: “E’ andata bene…tre bocciati, perfetto così non può parlare nessuno”. Successivamente i titolari delle autoscuole si allontanano. Quando Camelio torna riporta a Terlizzo le chiavi dell’auto di quest’ultima, dicendole: “E’ come… nel cassettino… è come le altre volte”. Lei: “Va bene, grazie”. Camelio ridendo: “Ok, tre chili e mezzo”. Per la Polstrada si tratta di 3.500 euro.

Antonella Cianfoni intercettata mentre è sulla sua Bmw X3 con Antonio Ezio Rossini: “Io sono un grande punto di riferimento, ma io questo lo so e so quando devo decidere io e te l’ho dimostrato”. La donna afferma di apprezzare i metodi di Spaziani: “Quando vanno da Francesco vengono prima bocciati, poi vedi come vengono a elemosinà. Non lo avete capito come dovete trattà gli indiani…te danno pure de più”.

Sempre Cianfoni, in un’altra occasione: “Mo gli indiani ve li faccio pagà de più a tutti, perché ci vuole più tempo e io ne faccio de meno, non voi. Non me fate incazzà…perché io in mezz’ora riesco a farne otto de rumeni. Con gli indiani ne faccio quattro, cavolo. Perché non collaborano, se bloccano, cominciano a impicciasse”.