FORMIA, GENITORI CON FIGLI DISABILI RIVENDICANO BENE CONFISCATO ALLA CAMORRA

È bufera su uno dei pochi beni confiscati alla camorra e riconsegnati alla comunità per lo sfruttamento a scopi sociali nel Comune di Formia. Si tratta della villa con 3mila metri quadri, attrezzati con un giardino e addirittura una piscina, in località Acquatraversa parallelamente alla via Appia lato Napoli.

La struttura fu affidata nel 2004 dall’attuale sindaco Bartolomeo, allora al suo terzo mandato da primo cittadino, all’associazione Onlus Emmanuel 2000. Da quell’assegnazione diretta, senza quindi alcuna gara o comunicazione pubblica, la gestione della struttura è finita in questi giorni nell’occhio del ciclone di un gruppo di genitori di persone disabili che, con una lettera piuttosto dura, hanno contestato tutti gli inadempimenti di don Vittorio, al quale, la lettera, è destinata. Perché quel bene, come denunciano gli scriventi, e come riportato anche dal circolo di rifondazione comunista Enzo Simeone di Formia, doveva servire per finalità che ad oggi non sono mai state osservate.


Nello specifico un centro diurno per disabili, un centro di accoglienza diurno per minori disabili, percorsi artistici per disabili, punto di incontro per soggetti autistici, progetti per sordomuti, colonia estiva per disabili. Niente di tutto ciò è stato avviato. E ciò nonostante sulla gestione della struttura di via Acquatraversa siano piovuti diversi finanziamenti regionali per attivare quanto illustrato nell’affidamento del Comune.

L’ultimo di 114mila euro è arrivato il 14 agosto scorso per scopi manutentivi che, peraltro, dovevano essere effettuati senza l’impiego di risorse pubbliche. Per tutti questi motivi i genitori dei soggetti disabili, a distanza di nove anni, sfogano la loro rabbia.

“Riteniamo ingiustificata – denunciano – la concessione di una villa a 3 piani con spiaggia e piscina, a lei assegnata circa dieci anni fa con lo specifico mandato di realizzare servizi a noi rivolti, di fatto mai neanche avviati. Ingiustificata è l’occupazione, che riteniamo a buon diritto illecita, di un bene che lo Stato ha confiscato alla mafia non perché passasse da una organizzazione ad un’altra ma perché divenisse simbolicamente testimonianza di una riappropriazione collettiva che i cittadini avrebbero destinato a quelli, tra loro, più fragili. Così, purtroppo, non è stato. Non è stato così perché la struttura a lei assegnata ospita persone non disabili e attività culturali non riconducibili a servizi specifici a noi rivolti di cui, al contrario, abbiamo purtroppo drammaticamente bisogno e di cui, da anni, lamentiamo l’assenza in questo territorio.

Non è stato così perché le persone disabili hanno avuto accesso alla struttura solo sporadicamente e per brevi episodiche attività, a differenza delle tante altre che da anni impropriamente usano la struttura e la abitano. Non è stato così perché, a fronte delle innumerevoli attività che si sarebbero potute svolgere (ha mai pensato, per esempio, che la sua piscina avrebbe potuto essere ben preziosa per le vacanze estive di tanti bimbi e adulti disabili?), la villa, ristrutturata con fondi ministeriali specificamente destinati ai beni confiscati, è stata, al contrario, inutilmente riservata a poche persone non disabili di cui ignoriamo, tra l’altro, l’impegno sociale”.