GAETA, LE TANTI VOCI DEL ‘NO’ CONTRO LA CHIUSURA DEL TRIBUNALE

 


 

 

Non c’erano solo avvocati a riempire i locali del tribunale di Gaeta stamattina, mercoledì. Come aggrappati alla struttura almeno in duecento ne hanno riempito i locali, di nuova edificazione solo pochi anni fa e già oramai destinati a servire ad altri scopi. C’erano politici, militari, medici, autorità religiose e tanti normali cittadini che dopo la notizia ufficiale della soppressione hanno avuto un sussulto di giustizia per il territorio e il suo tribunale.

Tutti contro il provvedimento ministeriale che prevede la soppressione di alcune sedi distaccate dei tribunali in tutta Italia in nome di una spending review che tenta di raggiungere l’abbattimento dei costi di alcuni servizi, come la giustizia, con tagli e provvedimenti trasversali. Così come sta accadendo a Gaeta.

L’assemblea pubblica è stata organizzata dall’associazione degli avvocati del sudpontino. Un incontro anzitutto per ribadire, nonostante l’esecutività immediata del provvedimento, in vigore già da lunedì mattina, che altre manifestazioni di protesta e di disobbedienza civile saranno messe in campo per ottenere soluzioni alternative. Anche, se necessario, “violando la legge in maniera civile”.

Tanto è vero che lo stesso presidente del sodalizio associativo di categoria, Lino Magliuzzi, si è presentato con una ricca rassegna stampa di fatti di cronaca riguardanti proteste eclatanti andate in scena in tutta Italia. Dall’occupazione di autostrade all’incatenamento di alcuni colleghi alle sedi distaccate a scioperi della fame. Fino alla scelta del vescovo e del parroco di Nicosia che sono saliti sul tetto della propria parrocchia per lanciare il loro segnale più forte. E mentre il dibattito proseguiva sulla scrivania davanti agli oratori pian piano cominciavano ad accumularsi le tessere elettorali. Infatti la prima iniziativa sarà proprio quella di riconsegnarle al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

“In un paese democratico – ha spiegato Magliuzzi – il voto libero è la più alta espressione di libertà e democrazia, noi oggi siamo costretti a rinunciare a questo diritto perchè il ministro Cancellieri e un gruppo di ineffabili funzionari che non hanno mai messo piede in una sezione di tribunale hanno deciso di cancellare i tribunali che a loro avviso non producono. Questa ottusagine si è manifestata con un grosso schiaffo al Parlamento. Perchè le commissioni giustizia di Camera e Senato avevano approntato dei correttivi al provvedimento prevedendo il rinvio dell’entrata in vigore della legge al fine di rivedere alcuni casi specifici come Gaeta. Tanto è vero che sia la Camera che il Senato in maniera quasi unanime hanno votato affinchè il ministro rivedesse tale geografia giudiziaria sul parere delle commissioni. Ma il ministro con uno schiaffo alla democrazia rappresentativa ha eluso l’indicazione del Parlamento. A questo punto riteniamo che non abbia più senso continuare a votare chi non può rappresentare il territorio”.

Ma non finisce qui perchè tra le iniziative sono previste anche la presentazione di un referendum abrogativo per la cui raccolta firme si sono dati disponibili le maggiori forze politiche rappresentanti anche su altri livelli istituzionali. Inoltre l’assemblea potrebbe essere permanente all’interno del tribunale e da parte di qualcuno, con la piena approvazione delle persone intervenute, si è avanzata la proposta di riconsegnare le medaglia al merito civile di molti dei Comuni del comprensorio, “perchè provvedimenti di questo tipo non fanno onore a chi è morto per questi territori”.

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L’ASSEMBLEA ANNUNCIA: AZIONI DI DISOBBEDIENZA CIVILE CONTRO LA CHIUSURA

Disobbedienza civile sembrano essere le parole di risposta alla soppressione del tribunale di Gaeta, vero comune denominatore di tutti gli interventi politici di oggi all’interno della sede giudiziaria. Inaccettabile la decisione di parcheggiare 7mila cause pendenti, delle quali 3mila penali, presso i locali della ex sezione distaccata del tribunale di Terracina, anch’essa soppressa.

Ciò per smaltire in due anni i procedimenti civili, quando mediamente ci vogliono almeno 5 anni. Ad aprire la serie di interventi il sindaco di Formia Sandro Bartolomeo che ha dovuto lasciare l’assemblea subito dopo. “Questa è una sconfitta anche nostra – ha esordito – perchè non siamo stati capaci di invertire questo ridisegno dell’organizzazione giudiziaria sul territorio avvenuta alla luce di parametri esclusivamente tecnici che non hanno fatto i conti con la realtà. Ora dobbiamo restare uniti, perchè sarebbe un errore considerare chiusa questa partita. Dobbiamo ripartire da un’idea che ci veda essere più protagonisti dalla base per i destini del nostro territorio”.

Quasi un assist per il sindaco di Gaeta Cosmo Mitrano che ha rilanciato con forza l’idea di intraprendere azioni forti di disobbedienza civile, come l’occupazione del tribunale. “Sono convinto – ha aggiunto Mitrano – che ci siano ancora margini di azione. Ho sempre creduto ed ancora credo nella possibilità di salvare il tribunale di Gaeta, tanto che non ho voluto annullare né sospendere la procedura di gara ad evidenza pubblica, avviata alcuni mesi fa per l’affidamento di un servizio di vigilanza armata della struttura giudiziaria di Calegna. Procederò in tal senso solo quando avremo la certezza definitiva della chiusura della sede distaccata”.

Infine un’ulteriore proposta è stata quella di sottoporre ai sindaci delle 9 cittadine del Golfo e agli ordini professionali del territorio, l’idea di sobbarcare agli stessi Comuni le spese di manutenzione del Tribunale, come è già stato fatto per Giudici di Pace. “Se otterrò l’adesione – ha concluso Mitrano -, avvierò l’iter presso il Governo”.

Il consigliere regionale del Pdl Giuseppe Simeone si è fatto avanti in prima persona per raccogliere le firme al fine di abrogare questa legge, utilizzando parole inequivocabili: “Tra qualche tempo la criminalità organizzata sceglierà questi territori per ammazzare e delinquere”. Infine, quando ci si aspettava il solito tono ecumenico, anche le parole dell’arcivescovo di Gaeta Fabio Bernardo D’Onorio, invece, hanno lasciato certamente il segno. “Questo è un territorio che va salvaguardato perchè infiltrato dalla malavita e dalla criminalità organizzata e, inoltre, sappiamo che molti malavitosi sono in arresto proprio in queste terre da dove continuano a svolgere i propri affari”.