UN “BASISTA” DI ITRI PER COMMETTERE L’OMICIDIO DI ULRICO CAPPIA

Ulrico Cappia
Ulrico Cappia

Chi ha ucciso l’altra notte l’enologo romano Ulrico Cappia nelle campagne tra Itri e Sperlonga è stato di sicuro una persona sola, un killer professionista, magari di provenienza campana e al servizio di qualche organizzazione camorristica. Ma per svolgere questo “lavoretto”, probabilmente su commissione, ha beneficiato della preziosa collaborazione di qualche basista locale, in grado di fornire utili informazioni su come arrivare e partire dall’azienda agricola del notaio formiano Marciano Schettino, in aperta campagna, in località Porcignano. È stata una collaborazione fondamentale di chi conosceva bene le abitudini della vittima, in grado di muoversi altrettanto bene nei terreni dell’azienda agricola.

A queste prima e importanti conclusioni sono giunti i Ris dei Carabinieri dopo i lunghi e laboriosi rilievi effettuati per l’intero pomeriggio di oggi sulla scena del delitto che la vittima conosceva, visto il suo lavoro di consulenza, molto bene. I Carabinieri del reparto di investigazioni scientifica non hanno lasciato nulla di intentato e per questo motivo hanno lavorato lontano dagli sguardi indiscreti di cronisti e cineoperatori: secondo alcune indiscrezioni i Ris continueranno i loro accertamenti su quello che resta dell’auto dell’enologo romano, la 500 L, che il killer o gli assassini hanno incendiato dopo averlo ucciso con un colpo di pistola alla nuca.


*Il Ris di Roma oggi a Porcignano*
*Il Ris di Roma oggi a Porcignano*

Questi elementi sono scaturiti, sempre oggi, da un lungo vertice che si è svolto presso la sede del Comando Provinciale dei Carabinieri di Latina alla presenza del colonnello Giovanni De Chiara e del responsabile del Nucleo Investigativo del comando provinciale, il Colonnello Pierluigi Rinaldi, per fare il punto sulle difficili indagini sull’incendio avvenuto nella tarda serata di mercoledì. Intanto i carabinieri hanno compiuto un ulteriore sopralluogo nell’abitazione romana dell’esperto di vini, in Via Isole Pelagie, alla ricerca di tracce utili alle indagini, mentre proseguono l’esame dei tabulati telefonici per capire con chi Cappia avesse avuto contatti negli ultimi giorni e nelle ore precedenti il delitto.

Il briefing dei Carabinieri ha focalizzato gli elementi testimoniali raccolti all’indomani del delitto, alcuni dei quali resi titolare della tenuta, il notaio Marciano Schettino, tra i primi a dare l’allarme vedendo le fiamme nel vigneto. Le indagini dei Carabinieri si stanno avvalendo, infine, della preziosa opera del medico legale incaricato dal sostituto procuratore Giuseppe Bontempo, il dottor Gianluca Marella: è certo che Cappia è morto per un solo colpo di pistola sparato a bruciapelo alla nuca ma una svolta all’intera vicenda potrebbe scaturire da un riscontro alle lesioni riscontrate alla gabbia toracica della vittima. Sono state inferte dopo il colpo di pistola o, prima, durante un pestaggio che doveva servire come lezione per uno sgarro commesso? E soprattutto perché? Sono tutti rompicapo per i quali le indagini continuano a svolgersi a 360 gradi. E non può essere diversamente

 

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