Doveva diventare una porta aperta sull’intero territorio offrendosi alla cittadinanza anche come un punto di ascolto sanitario per facilitare l’orientamento e l’accessibilità ai servizi sanitari. Ma soprattutto doveva rappresentare un appoggio certo per le categorie di utenti più deboli, collaborando anche come valvola di sfogo per il pronto soccorso.
Difatti l’ambulatorio infermieristico territoriale inaugurato nel dicembre del 2011 presso l’ospedale di Terracina dopo appena un anno di vita era riuscito a diventare tutto questo, e anche altro, raggiungendo la quota di ben 6 mila prestazioni garantite alla cittadinanza.
Ma poi, come troppo spesso capita per le cose belle, l’ambulatorio ha perso ‘pezzi’ svuotandosi delle sue funzioni, anzi quasi snaturandosi.
L’ambulatorio infermieristico territoriale era diventato realtà prima di Natale di due anni fa. Non un servizio ad esclusivo appannaggio dell’ospedale, ma un qualcosa che intendeva rivolgersi a tutto il territorio come era stato sottolineato il giorno dell’inaugurazione.
Fondamentale era stata la collaborazione della onlus ‘AnnaLaura’ che attraverso un concerto di beneficenza e con la famiglia di un cittadino sconfitto da una brutta malattia avevano raccolto i fondi per acquistare le attrezzature sanitarie e gli strumenti medicali per l’ambulatorio. ‘AnnaLaura’ aveva anche donato un elettrocardiografo per le visite a domicilio.
L’ambulatorio era organizzato e gestito da infermieri che intendevano garantire la presa in carico dei cittadini con la continuità assistenziale tra ospedale e servizi sanitari territoriali (ambulatori, consultori, medico generico). Fondamentale era stata la creazione di 9 dirigenti infermieristici da parte della Asl di Latina, e uno di loro stava proprio al ‘Fiorini’ di Terracina.
La cosa meravigliosa dell’ambulatorio erano le prestazioni garantite in tempo reale agli utenti particolari, soprattutto le analisi per le donne incinte, i malati oncologici, i disabili, i pazienti con patologie croniche. Venivano eseguite prestazioni in accesso diretto , una delle chiavi del successo raggiunto dall’ambulatorio. Si eseguivano medicazioni in sinergia con il pronto soccorso.
Oltre ai trattamenti più ‘pesanti’, l’infermiere era a portata di mano anche per i piccoli e grandi gesti di una sanità minore, ma non per questo meno importante: la misurazione della pressione, l’intramuscolo, il pap-test.
Ma a quanto pare oggi tutto ciò non avverrebbe più con gli utenti deboli dirottati verso il normale laboratorio analisi dell’ospedale, in fila paziente come gli altri. Non si effettua più la terapia cosiddetta marziale con il ferro in endovena, ma soltanto medicazioni su prenotazione.
Cosa sia successo dopo il primo anno di attività, davvero si fa fatica a capirlo.
Una cosa è certa: la sanità pubblica rischia di perdere un aiuto davvero prezioso.