Capitolium chiuso a chiave, quando la burocrazia rallenta le cose belle ed utili.
Succede a Terracina dove le operazioni per salvare uno dei simboli per eccellenza dello spessore storico, culturale ed artistico della città hanno incontrato uno stop improvviso per una faccenda di documenti e burocrazia.
Tutto era iniziato quando l’associazione ‘Terracina Rialzati’ e la ditta ‘Mobili Carnevale’ hanno deciso di mettersi insieme e di elaborare l’opportunità data dal Comune che nel marzo 2012, per risolvere il problema delle aree verdi in città, aveva pensato di assegnarle ai privati con la possibilità per questi ultimi di inserire dei totem pubblicitari.
Appena un mese dopo la ‘Mobili Carnevale’ aveva presentato all’amministrazione la propria proposta per il recupero e la riqualificazione del Capitolium, nel centro storico alto della città, con l’affidamento ai professionisti del Consorzio Croma (Conservazione e Restauro Opere e Monumenti d’Arte) di Roma di un intervento conservativo con effetti duraturi nel tempo.
Il contributo dell’azienda di Salvatore e Roberto Carnevale servirà ad aprire un ‘cantiere didattico’, con il coinvolgimento delle Università, che potrebbero aprire laboratori di analisi de localizzati dove affrontare il delicato studio del restauro. A maggio il Comune di Terracina aveva deliberato l’assegnazione delle aree verdi alle ditte che ne avevano fatto richiesta, tra cui la cui la manutenzione del Capitolium alla ‘Mobili Carnevale’.
A novembre era arrivato l’ok della Soprintendenza per un primo sopralluogo con il Croma al sito necessario a stabilire la migliore pulizia ‘scientifica’ del verde che deturpa l’area, estendendo la cura anche a funghi, muffe e licheni che ricoprono le pietre calcaree.
Insomma, c’era tutto per poter partire.
Fino a oggi i restauratori hanno già eseguito un paio d’interventi, il più recente ad aprile, e attendevano la relazione tecnica delle prove fatte sul monumento per individuare il prodotto migliore e più adatto da utilizzare per la pulizia delle superfici. Tutto per restituire alla città un Capitolium ‘salvato’ dall’incuria più generale.
Ma poi, all’improvviso, è arrivata la burocrazia che ha rallentato ogni cosa. Al momento, infatti, il recupero è bloccato perché, dopo la prima autorizzazione della Soprintendenza per permettere al Croma di effettuare i test, sono in attesa di un nuovo nulla osta per i lavori di manutenzione ordinaria necessari a tenere in modo decoroso il sito archeologico, specialmente in questo periodo turistico.
Una sorta di paradosso, visto che per fare operazioni semplicissime come entrare nel sito e raccogliere le cartacce sembra ci vogliano più documenti di quelli serviti al Croma per effettuare test molto più invasivi.
Sicuramente buffo in una città dove gli scempi edilizi non mancano davvero mai, e le ultime vicende di cronaca ne sono l’esempio evidente ed eclatante.
Morale della favola: le chiavi del sito, per volere della Soprintendenza sono in un cassetto del Comune e rimarranno lì non si sa fino a quando. E con le chiavi, anche il progetto di ripulire il Capitolium.