APPRENSIONE ANCHE A CORI PER LA SORTE DI PADRE PAOLO DALL’OGLIO

*Padre Paolo Dall'Oglio*
*Padre Paolo Dall’Oglio*

Ore di attesa anche a Cori per le sorti di Padre Paolo Dall’Oglio. Il sindaco Tommaso Conti esprime apprensione per il 58enne gesuita romano, visto l’ultima volta a Raqqa, città della Siria controllata dai ribelli, di cui non si hanno più contatti da domenica. Noto per aver rifondato negli anni ‘80 l’antico monastero cattolico Mar Musa a nord di Damasco, il suo attivismo lo ha reso inviso al governo siriano che nel giugno 2012 l’aveva espulso dal Paese, rientrandovi già a febbraio dalle zone controllate dalle forze di opposizione al regime di Assad.

Egli è legato alla città di Cori per avervi istituito una comunità di monaci siriani ospitati nel complesso della Chiesa di San Salvatore. Il primo cittadino corese, che ha conosciuto personalmente questa figura “di elevate qualità intellettuali e morali, fautore del dialogo ecumenico e interculturale” auspica che la Santa Sede e il Ministero degli Esteri facciano il possibile per salvaguardare l’integrità della sua persona.


Il 24 luglio aveva scritto al Papa chiedendogli di promuovere “un’iniziativa diplomatica urgente e incisiva per la Siria, che assicuri la fine del regime …” e avviando una petizione online. Un diplomatico occidentale ha riferito che era entrato in Siria dalla Turchia venerdì scorso, ignorando gli avvertimenti di non recarsi a Raqqa, dove i militanti islamici avevano rapito diversi attivisti occidentali. Domenica scorsa era stato festeggiato a Raqqa durante una manifestazione a sostegno di Homs, la città siriana assediata dalle forze governative. Un leader dell’opposizione a Raqqa ha dichiarato che il gruppo di miliziani legati ad al-Qaeda chiamato «Stato Islamico dell’Iraq e del Levante in Iraq» si sarebbe offeso da alcune dichiarazioni critiche di padre Dall’Oglio contro le violenze subite da abitanti di etnia curda di tel-Abiad, al confine con la Turchia.

Secondo fonti dell’opposizione citate dalla Reuters, il gruppo di miliziani l’avrebbe rapito, notizia non confermata né dalla Santa Sede né dal Ministero degli Esteri. Un suo amico ha dichiarato che doveva incontrarsi con alcuni membri del gruppo affiliato ad al-Qaeda per negoziare la liberazione di un membro di un gruppo dell’opposizione, amico del religioso italiano. Il silenzio potrebbe dunque essere legato ai tempi e alle modalità della contrattazione per la liberazione dell’ostaggio che non gli consentono di avere contatti con l’esterno, e non ad un sequestro. Lo stesso Dall’Oglio sulla sua pagina Facebook aveva parlato di una “missione” da compiere. Un ricercatore che si occupa di diritti umani in Siria, Jad Bantha, ha scritto su Twitter che padre Dall’Oglio è salvo e in buone condizioni e che sarà lui stesso a spiegare tutto dalla sua pagina Facebook.